LA QUINTA COMMISSIONE
VISTA
la risoluzione n. 5 del 16.12.2015, a firma dei Consiglieri Gatti, Mariani, Iampieri, Monaco, Olivieri, Di Dalmazio, Sospiri,
Berardinetti, Di Nicola, Monticelli e D’Ignazio recante: “Teoria del gender”;
UDITA
l’illustrazione del Consigliere Gatti;
UDITI
gli interventi dei Consiglieri Ranieri, Smargiassi e Monticelli;
VISTO
l’Art. 158 del Regolamento interno dei lavori del Consiglio Regionale;
A maggioranza dei Consiglieri presenti
L’APPROVA
Nel testo che di seguito si trascrive
PREMESSO
che:
-
la
“Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata
sul matrimonio” (Costituzione italiana, art. 29);
-
con
l’espressione “società naturale”, i Padri costituenti, mediante la Carta
fondamentale, hanno voluto chiaramente affermare che la famiglia è una realtà
che preesiste al diritto, una oggettiva realtà che il diritto non crea;
-
la
famiglia è inequivocabilmente una realtà, un “elemento fondamentale”
dell’organizzazione sociale e dell’esperienza umana;
-
la
famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna rappresenta l’unica
istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita;
-
la
“famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società” e, in quanto tale,
“ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”, come stabilito
dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (10.12.1948, art. 16, §
3);
-
è
compito della famiglia, “società naturale fondata sul matrimonio” fra un uomo
ed un donna, trasmettere la vita, i valori culturali, etici, sociali,
spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo ed il benessere dei propri
componenti;
-
le
Istituzioni devono, perciò, provvedere allo stanziamento di fondi pubblici per
garantire quanto finora premesso e non, al contrario, per finanziare programmi
di indottrinamento che vanno contro il diritto stesso e la realtà naturale.
CONSIDERATO
altresì che:
-
è
dovere del Consiglio Regionale tutelare società, famiglie e bambini,
rispetto all’esistenza della “teoria del
gender” che afferma che le differenze biologiche fra maschio e femmina hanno
poca importanza e ciò che conta sarebbe il proprio “genere”, ossia la
percezione che una persona avrebbe di sé e che tale teoria porterebbe alla
imposizione di una impostazione culturale lontana dalla realtà;
-
tale dottrina non soltanto è
contraria al diritto naturale (tutelato dalla Carta fondamentale secondo le
intenzioni esplicite dei Padri costituenti) ma contrasta con il fatto che
l’umanità è sempre stata caratterizzata da un chiaro dimorfismo sessuale
(differenza morfologica fra individui appartenenti alla medesima specie ma di
sesso differente), maschio/femmina, il cui determinante biologico è
rappresentato dal cromosoma Y: la sua presenza costruisce il maschio, la sua
assenza realizza la femmina;
-
le
famiglie spesso ignorano la “teoria del
gender” e cosa essa pretenda di
insegnare ai propri bambini, così sottoponendo, di fatto, genitori e
figli ad una disinformazione sull’argomento;
-
in
alcune scuole potrebbero essere proposte fiabe come “Perché hai due papà” o
altre che promuovono apertamente la transessualità come “Nei panni di Zaff” o
“Il bell’anatroccolo” che indirettamente inviterebbero i bambini e gli studenti
a “scegliere il proprio genere”, ignorando le proprie origini biologiche;
-
questo
tipo di insegnamento oggettivamente potrebbe confondere e ferire la crescita e
l’innocenza dei bambini;
-
la
libertà educativa non comprende l’imposizione o la previsione di attività del
genere di cui sopra ma che venga rispettato il ruolo della famiglia
nell’educazione all’affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo ruolo
prioritario ai sensi dell’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo e dei decreti che riconoscono le scelte educative dei genitori (artt.
1.2, 3.3 e 4.1 del DPR 275/99, art. 3 del DPR 235/97, artt. 2.3, 2.6 e 3 del
DPR235/2007 e il Prot. AOODGOS n. 3214 del
22.11.2012).
Tutto ciò premesso
IMPEGNA
IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA E/O L’ASSESSORE
DELEGATO A:
-
stipulare apposita
intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale finalizzata a prendere atto di tutto
quanto sopra ricordato. Tale intesa tutelerà la libertà educativa nelle scuole
abruzzesi affinché non vengano poste in essere attività divulgative sulla “teoria gender” intese come bisogno educativo.
L’intesa sarà
inoltre utile a definire l’opportunità di una educazione fondata sull’acquisizione del
valore e della bellezza della differenza sessuale, della complementarietà
biologica, funzionale, psicologica e sociale che ne conseguono. In questo modo
gli studenti impareranno anche che la madre e il padre, nella famiglia, ancor
più che nel mondo del lavoro o in altri contesti, apportano la loro propria ed
insostituibile ricchezza specifica; oltre che si educhi al rispetto del corpo
altrui ed al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale ed
affettiva.
Questo implica
che si tenga conto delle specificità neurofisiologiche e psicologiche dei
ragazzi e delle ragazze in modo da accompagnarli nella loro crescita in maniera
sana e responsabile, prevedendo corsi di educazione all’affettività e alla
sessualità concordati con i genitori e non imposti senza alcuna informazione al
riguardo e senza il consenso esplicito e consapevole.