IL
CONSIGLIO REGIONALE
VISTA la risoluzione a
firma dei consiglieri Di Pangrazio, Febbo, Bracco, Di Nicola, Olivieri, Berardinetti, Mariani, Mazzocca, Paolini, D'Ignazio, Ranieri, Smargiassi e
Mercante recante: Impegni in vista della COP 21 sui cambiamenti climatici di
Parigi;
All'unanimità
L’APPROVA
Nel
testo che di seguito si trascrive
«IL
CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO CHE:
-
il cambiamento climatico in atto
rappresenta una gravissima minaccia per il Pianeta e per i suoi ecosistemi come
li conosciamo, e un rischio esiziale per la stessa civilizzazione umana. La
concentrazione dei gas serra nell’atmosfera, e in particolare quella del
biossido di carbonio (CO2) ha subito un incremento vertiginoso negli ultimi 200
anni, raggiungendo le 400 parti per milione, un livello che non si verificava
da almeno 800 mila anni. Come ha scritto l’IPCC, il Panel Intergovernativo
dell’ONU sul Cambiamento Climatico, "l’influenza umana sul sistema
climatico è chiara, e le recenti emissioni antropiche di gas a effetto serra
sono le più alte nella storia";
-
alcuni impatti del
cambiamento climatico sono già visibili, all’aumento degli eventi estremi alla fusione
dei ghiacciai. Se le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare, questo
provocherà ulteriore riscaldamento e impatti di lunga durata su tutti i
componenti del sistema climatico, aumentando la probabilità di effetti gravi,
diffusi e irreversibili per le persone e gli ecosistemi. Limitare il
cambiamento climatico richiede riduzioni forti e durature delle emissioni a gas
a effetto serra: queste, insieme con urgenti strategie e misure di adattamento,
possono limitare i rischi posti dal cambiamento climatico;
-
gli attuali impegni di riduzione delle
emissioni di CO2 e degli altri gas serra assunti volontariamente dai Paesi non
tengono conto delle indicazioni della comunità scientifica sulle riduzioni
necessarie per fare in modo che l’aumento medio della temperatura globale
rispetto all’era preindustriale si mantenga ben al di sotto dei 2°C;
-
molti enti scientifici e istituzioni
internazionali dichiarano che per affrontare il cambiamento climatico occorre
lasciare nel sottosuolo la maggior parte dei combustibili fossili ancora
disponibili e ritengono quindi necessario accelerare la transizione verso
un’economia low carbon, usando meno e meglio le
risorse, energetiche e non, in modo da disaccoppiare il benessere dalle
emissioni di CO2, dagli sprechi e da modelli di consumo insensato. In tale
senso, non c’è settore che non debba (e possa) adeguatamente contribuire a una
drastica riduzione delle emissioni, dall’energia alla produzione industriale,
dai servizi alla mobilità, dalla gestione del suolo e del territorio
all’agricoltura;
-
mai come oggi abbiamo a disposizione
le conoscenze e le tecnologie per ridurre le emissioni di CO2 e per puntare
alla completa decarbonizzazione anche prima della
metà del secolo;
-
la situazione di tensione,
l’instabilità e l’aumento dei competitor a livello internazionale consigliano
di ridurre la dipendenza energetica e delle risorse dall’estero, in modo da
avere una maggiore sicurezza energetica e sfruttare al meglio le risorse
disponibili, con notevole beneficio anche per la bilancia dei pagamenti;
-
le Regioni, nell’ambito dei propri
poteri concorrenti in materia di energia e delle proprie competenze in materia
di trasporti, di miglioramento della qualità dell’aria, di pianificazione del
paesaggio e del territorio e delle loro iniziative di impulso allo sviluppo
economico dei territori, possono e debbono svolgere un ruolo propulsivo nei
confronti del Governo centrale e d’avanguardia rispetto alle tematiche relative
alle scelte energetiche e al contrasto dei cambiamenti climatici;
-
la necessità di concretizzare la
Strategia nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico, anche attraverso
la definizione di piani di azione regionali che prevedono un coordinamento con
le azioni previste dalle Aree
Metropolitane e dai Comuni in particolare nelle aree urbane, più vulnerabili
agli effetti dei cambiamenti climatici;
INVITA
il Governo Italiano a farsi promotore, anche
nel quadro dell’Unione Europea, di più decise politiche di riduzione delle
emissioni di CO2, programmandole e attuandole rapidamente in modo strategico in
tutti i settori economici;
AUSPICA
che
la Conferenza delle Parti degli Stati Membri della Convenzione Quadro sul
Cambiamento Climatico, COP 21, che si terrà a Parigi nel dicembre prossimo,
vari un accordo globale efficace, legalmente vincolante ed equo (coerente con
le indicazioni della Comunità Scientifica internazionale sugli scenari futuri)
che indichi i percorsi amministrativi e normativi necessari e gli strumenti
tecnici adeguati per rimanere al di sotto dei 2°C di riscaldamento globale, e
in tal senso chiedono a tutti i Governi dei Paesi che parteciperanno al vertice
di Parigi, a cominciare da quello italiano, di accogliere la richiesta del
Comitato delle Regioni europee,presentata in
occasione del World Summit on Climate and Territories di Lione del primo luglio scorso,di
ridurre entro il 2030 del 50%, invece che solo del 40%, le emissioni di gas che
provocano l'effetto serra, rispetto ai valori del 1990;
SI
IMPEGNA A
1.
inserire nei propri
strumenti di pianificazione e programmazione in campo energetico e di
miglioramento della qualità dell’aria misure di riduzione progressiva delle
emissioni di CO2, perseguendo l’obiettivo dell’azzeramento dell’uso di
combustibili fossili, a partire dallo stop agli impianti più inquinanti; dare
speranza all’economia del futuro adottando nuove strategie integrate in campo
energetico e di uso razionale delle risorse, basate sulla circular
economy, le energie rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica
nell’edilizia pubblica e privata; la climatizzazione residenziale e del
terziario; l’illuminazione pubblica efficiente;
2.
privilegiare la sostenibilità
nelle politiche di pianificazione del territorio, del paesaggio e dei
trasporti, promuovendo le modalità di trasporto meno inquinanti,
l’ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture esistenti; l’arresto del
consumo e della conversione urbana del suolo e la rigenerazione urbana; la
mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici; la manutenzione, la
rinaturalizzazione, la riforestazione del territorio; il recupero ecologico
delle sponde e delle zone di esondazione naturale dei corsi d’acqua; la tutela
della biodiversità attraverso le infrastrutture verdi e la riqualificazione
ambientale delle aree libere, abbandonate o sottoutilizzate».