sETTORE VI UFFICIOAFFARI SOCIALI

LA GIUNTA REGIONALE

Omissis

DELIBERA

per i narrati motivi,

1.   di dichiarare il Piano di Zona dei Servizi sociali 2003-2005 dell’Ambito Territoriale n. 5 “Teramo” compatibile con quanto indicato dal Piano Sociale Regionale, condividendo il giudizio formulato dalla “Commissione per la valutazione dei Piani di Zona 2003-2005”, così come riportato nel verbale della seduta del 24 febbraio 2003, allegato per estratto al presente atto e nella “scheda per l’istruttoria del Piani di Zona dei Servizi Sociali 2003-2005” dell’Ambito Territoriale n. 5 “Teramo”, allegata al presente atto quale parte integrante e sostanziale;

2.   di condividere la raccomandazione formulata dalla “Commissione per la valutazione dei Piani di Zona 2003-2005” nella seduta del 24.2.2003 in ordine al piano di zona dell’ambito Territoriale n. 5 “Teramo” di “provvedere, entro il periodo di attuazione del piano all’attivazione del servizio di “pronto intervento sociale”, qualora l’ambito non dovesse essere coinvolto nella sperimentazione prevista dalle “azioni innovative” per il servizio medesimo”;

3.   di dichiarare il Piano di Zona dei Servizi Sociali 2003-2005 dell’Ambito Territoriale n. 5 “Teramo” ammissibile a finanziamento, nei limiti delle risorse (del Fondo Nazionale Politiche Sociali che saranno assegnate per gli anni 2003, 2004 e 2005 alla Regione Abruzzo, nonché a tutti i benefici previsti per gli ambiti territoriali che approvano un piano di zona compatibile con il vigente Piano Sociale Regionale;

4.   di rinviare a successivi provvedimenti dirigenziali l’impegno, la liquidazione e il pagamento delle somme del F.N.P.S. che saranno assegnate alla Regione Abruzzo per il finanziamento dei Piani di Zona dei servizi sociali;

5.   di dare mandato al competente Servizio “Programmazione Politiche Sociali” di comunicare all’Ambito Territoriale n. 5 “Teramo” il contenuto del presente atto, anche ai fini della pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo del Piano di Zona dei Servizi Sociali, da effettuare per estratto a cura del competente Ente di Ambito Sociale.


ALLEGATO “A”

PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
(Legge 328/2000 e Piano sociale regionale 2002-2004)

AMBITO TERRITORIALE SOCIALE

n. 5

Denominazione: Comune di Teramo

 

 

 

Ente di Ambito Sociale:

 Comune di Teramo – (ambito monocomunale)

 

Comune/Comuni

 

1

TERAMO

 

13

 

2

 

 

14

 

3

 

 

15

 

4

 

 

16

 

5

 

 

17

 

6

 

 

18

 

7

 

 

19

 

8

 

 

20

 

9

 

 

21

 

10

 

 

22

 

11

 

 

23

 

12

 

 

24

 

Referente del Piano:

Dirigente VI Settore del Comune di Teramo o suo delegato

 

 

 

 

Spazio riservato alla Regione

SEZIOne I Analisi del contesto sociale del piano

I.    1. Descrizione del processo di formazione del Piano (riportare in modo sintetico l’iter formativo del PdZ, evidenziando lo svolgimento, anche temporale, delle diverse fasi in cui lo stesso iter si è sviluppato)

L’iter formativo del PdZ ha superato le seguenti fasi:

- Ordinanza del Sindaco di Teramo: avvio del processo programmatorio (ordinanze del 17.10.2002, 25.10.2002, 11.11.2002, giusta protocolli 553/as, 568/as e 605/as);

- Conferenza dei servizi, finalizzata alla concertazione con le parti sociali, tenutasi il giorno 23.10.2002, finalizzata all’analisi del sistema di local welfare, nonché al monitoraggio delle volontà istituzionali dei singoli enti/organismi partecipanti, circa l’adesione al modello integrato e partecipato di benessere locale. Nella fattispecie, alla prima riunione di concertazione hanno sono stati invitati i seguenti soggetti:

-           Assessore alle Politiche sociali del Comune di Teramo;

-           Dirigente VI Settore del Comune di Teramo;

-           Sociologo consulente esterno;

-           Assessore politiche sociali della Provincia di Teramo;

-           Responsabile servizi sociali della Provincia di Teramo;

-           2 assistenti sociali del Ministero di Giustizia (CSSA Pescara – USMM L’Aquila);

-           Rappresentante coop. sociale “Filadelfia”;

-           Rappresentante coop. sociale “Il Sorriso”;

-           Rappresentante coop. sociale “Florence”;

-           2 Rappresentanti SPI/CGIL Teramo;

-           2 Rappresentanti CISL Teramo;

-           Rappresentante sindacato autonomo Fe.Na.L.

-           Rappresentante Croce rossa Italiana;

-           Rappresentante ASL Teramo;

-           2 Rappresentanti Questura di Teramo;

-           Rappresentante Centro Servizi Amministrativi (CSA);

-           Rappresentante ANFE (Associazione nazionale famiglie emigranti);

-           Rappresentante Confcooperative;

-           Rappresentante Centro servizi volontariato Teramo (CSV);

-           Rappresentante Consorzio “Prisma”;

-           3 Rappresentanti Ufficio attività sociali.

Relativamente alla prima riunione di concertazione, l’Assessore agli Affari Sociali ha aperto i lavori esplicando l’iter formativo del Pdz e le finalità specifiche delle azioni di concertazione sociali. Successivamente, il Sociologo consulente ha relazionato circa le azioni propedeutiche da porre in essere per la realizzazione del PdZ, nonché circa l’analisi sintetica del sistema di welfare erogato dall’EAS n. 5.

La rappresentante CSA ha ribadito le difficoltà dell’Amministrazione scolastica a fare fronte alle nuove competenze in materia di assistenza materiale agli alunni disabili. Da più parti, sono state avanzate richieste circa l’attivazione di case-famiglie per minori in stato di disagio / allontanamento, nonché il bisogno conclamato di assistenza domiciliare ai minori in stato di difficoltà socio-individuale. I rappresentanti sindacali hanno espresso unanime volontà circa l’incremento dei servizi appannaggio delle persone anziane, relativamente al perfezionamento dell’accesso ai servizi medesimi ed, infine, hanno richiesto espressamente l’applicazione, nelle procedure di affidamento, dei CCNL cooperative sociali.

La Provincia ribadisce la volontà di sostegno, anche in fase operativa, degli ambiti territoriali, in linea con quanto stabilito dal Piano sociale regionale. Nel corso della seduta di concertazione, il Dirigente VI settore del Comune di Teramo, ai sensi dell’ordinanza di avvio del processo programmatorio ha esposto la composizione quantitativa dell’organo di programmazione operativo (GdP).

Contestualmente, gli organismi sindacali hanno espresso la propria volontà a partecipare anche in ambito GdP, al fine di poter concorrere, anche operativamente, alla stesura del Piano di zona.

-    Gruppo di Piano n.1 del 30.10.2002, nel corso del quale si è proceduto ad ottemperare le seguenti azioni di programmazione:

- Illustrazione analitica del sistema di welfare di ambito, a cura del sociologo consulente;

-    Analisi della precedente programmazione, sulla base della comparazione metodologica tra gli obiettivi di sistema e di salute prefissati nel PdZ – Punto 3 – 2000/2001 e gli esiti di sistema prodotti, di cui si allega estratto

-    Analisi delle risorse sociali, sanitarie, educative, culturali implementate ed operanti (domiciliate) nel comprensorio di riferimento, anche attraverso l’ausilio di specifico studio prodotto dalla Provincia di Teramo, nell’ambito dell’incontro domanda / offerta di lavoro di cui ai Por Abruzzo;

- Rapporto socio-demografico, circa l’analisi quali - quantitativa della composizione demografica, degli indicatori di carico sociali, dell’andamento dei flussi disaggregati, degli indicatori di variabilità sociale.

-    Gruppo di Piano n. 2 del 07.11.2002, nel quale è stata discussa l’analisi della priorità di area / bisogno, anche sulla base del Rapporto di analisi, conseguente all’esposizione di cui al punto precedente, integrato dagli interventi dei componenti il GdP. Contestualmente, sono state analizzate le variabili di sistema afferenti alla relazione obbligatoria circa i seguenti indicatori:

-    risorse finanziarie presunte a disposizione e/o da investire in area sociale da parte degli enti in GdP;

-    bisogni sociali del comprensorio;

-    livelli di integrazione necessari all’implementazione del Global care;

- definizione delle priorità ed analisi dei modelli operativi propedeutici al loro conseguimento.

-    Gruppo di Piano n. 3 del 11.11.2002, nel quale sono state vagliate le ipotesi di priorità di intervento sociale, nonché i componenti il GdP hanno avanzato ipotesi progettuali di tipo integrativo, volti a perfezionare il sistema di welfare globale. Tra queste, l’attivazione del servizio di teleassistenza, nonché l’attivazione di una struttura semiresidenziale e diurna per anziani autosufficienti, come strategia di risocializzazione delle persone di cui ai cluster 60-74 e > 75 anni.

-    Gruppi di Piano nn. 4 e 5 del 15.11.2002 e 21.11.2002 nel corso dei quali l’Amministrazione, sulla base di un’attenta analisi finanziaria e sulla base del sistema di servizi erogati, ha proposto la politica globale di intervento in materia socio-assistenziale, per il triennio 2003-2005. In tale ipotesi operativa, l’Amministrazione intende assicurare continuità operativa ai servizi già implementati, nonché pianificare il sistema erogatorio, attraverso l’introduzione di meccanismi correttivi, soprattutto rispetto alle prestazioni a domanda individuale e l’applicazione del modello ISEE.

-    Riunione di concertazione sindacale del 16.12.2002, nel corso della quale è stata raggiunta l’intesa circa la sottoscrizione della piattaforma di concertazione sindacale, siglata dall’EAS n. 5, dalla CGIL, dalla CISL, dalla Diccap-Fenal (sindacato autonomo) e dalla UIL;

-    Gruppi di Piano nn. 6 e 7 del 5.12.2002 e del 18.12.2002, nel corso dei quali è stata definita la stesura – in concertazione con le parti sociali – del Piano di zona;

-    Gruppo di Piano n. 8 del 15.01.2003 (conclusivo), nel corso del quale l’Amministrazione ha proposto al GdP la bozza definitiva del Piano di zona.

Composizione del Gruppo di Piano

(indicare nominativi e rappresentanze dei componenti del Gruppo di Piano)

Nominativo

Organismo

Dott.ssa Germana Goderecci

Coordinatore politico – Assessore Affari sociali

Dott. Sergio Tona

Funzionario Attività sociali Comune di Teramo

Ass. sociale Liviana Leone

Assistente sociale EAS V;

Ass. sociale Rosella Foglia

Assistente sociale EAS V;

dott. Giovanni Di Giacomantonio

Sociologo - consulente;

dott. Daniela Cozzi

Provincia di Teramo;

dott. Silvana Di Saverio

Dirigente – ASL Teramo n. 106;

dott. Giovanna Cerulli

CSA Teramo;

dott. Alberico Maccioni

CISL Teramo;

Sig.ra Bianca Baldini

Cooperativa sociale “Il Sorriso”

Dott. Enzo Marcozzi

Cooperativa sociale “Florence”

Dott. Guerino Cilli

Cooperativa sociale “Filadelfia”

Rag. Maurizio Di Franco

Consorzio “Prisma”

Dott. Leo Di Nicola

Consorzio “Futura”;

Dott. Gabriele Marcellini

Confcooperative;

Dott. Tiziana Centini

Lega Cooperative;

Dott. Mauro Ettorre

CSV

Ass. Sociale Alessandro Ettorre

ANFASS

Sig. Carmela Amendolara

ANFE

Sig. Caporossi Mario

CARITAS

Sig. Giorgio Angelucci

Diccap - Fe.Na.L.

Dott. Cucinella Giuseppe

CGIL Teramo

Ass. Sandra Belloni

Ministero Giustizia – USSM

Ass. sociale Franca Cardamoni

CSSA Pescara

Dott. Pompei

UIL

Ass.sociale Francheschini

Prefettura di Teramo

Presidente

U.N.C.I.

Presidente

A.G.C.I.

Presidente

Croce Rossa

Presidente

Solidarietà Mani Tese

Rappresentante

Tribunale per i Minorenni – L’Aquila

I.   2. Elaborazione e analisi del contesto sociale generale dell’Ambito Territoriale (descrivere il contesto sociale generale dell’Ambito Territoriale, citando le fonti delle informazioni e dei dati utilizzati)

L’urbanizzazione rappresenta una delle tendenze più significative in atto nel mondo contemporaneo. Le statistiche attribuiscono al fenomeno un ritmo incalzante ed esponenziale. L’Universo demografico è in costante crescita nella gran parte delle metropoli nazionali, in crescita nei centri urbani ad alta valenza commerciale ed industriale, mentre si registrano forti decrementi nei piccoli centri con popolazione < 5000 – 7000 abitanti.

In altri termini, crescono le metropoli e le megalopoli, per via del saldo immigrati e per livelli di natalità attivi, mentre si registrano tassi negativi nei centri urbani le cui potenzialità produttive e di sviluppo non sono in grado di assorbire le eccedenze demografiche.

Teramo si inquadra – nel rispetto della tesi del dualismo urbano – in una particolare condizione. Il suo andamento demografico – nell’ultimo ventennio – presenta il carattere dell’assoluta stabilità. Soltanto negli ultimi anni, l’indicatore di crescita ha ripreso a salire, con un incremento percentuale alquanto significativo se ci considerano i dati precedenti.

Un bilancio demografico neutro può essere interpretato come esaurimento della forza propulsiva della società di riferimento, se l’indice scende in successione, oppure può significare massima efficienza urbanistico-sociale, cioè la massima concentrazione di soggetti in un’area che dispone di n. risorse, o ancora può significare – e questa ci sembra la tesi avvalorabile – che alla pressione demografica non faccia riscontro in termini temporali e transitori un incremento delle risorse, che causerebbe un ulteriore innalzamento demografico per effetto del cd. fenomeno del moltiplicatore. La validation di questa tesi porta ad un’altra considerazione: se alla crescita demografica non corrisponde un aumento delle risorse produttive, occupazionali, sociali, ambientali, ciò significa che è in atto – nella società di riferimento – uno squilibrio sociale da marginalità sociale. In parole semplici, se la società tende a crescere in maniera moderata è perché si individuano – in via teorica – ipotesi di crescita della qualità della vita, che al momento non si verificano e che quindi interrompono l’ipotesi di crescita esponenziale, a cui segue una stratificazione urbana differenziata. Regola prima in ambito di sociologia urbana è che se il centro di riferimento non è in regime di massima efficienza, ovvero non sviluppa le massime potenzialità socio-economiche, allora si riscontra probabilmente un diverso accesso alle risorse da parte dei gruppi-quartieri, da parte degli individui – nuclei, da parte dei centri-frazioni.

Relativamente alla città di Teramo, il saldo demografico che esponiamo in tabella n. 1 rappresenta un indice cruciale nella programmazione della città futura. Il significativo segnale di ripresa testimonia l’abitabilità della città e la presenza – seppure teorica ed intuitiva – di risorse tese a soddisfare la crescente cittadinanza.

Occorre individuare quali strategie possano garantire una crescita qualificata, non esponenziale, che realizzi la piena occupazione dei fattori, aumentando o mantenendo stabile la qualità della vita e riducendo le fasce di marginalità sociale.

Questo obiettivo sembra determinante nella programmazione dell’iniziativa URBAN, anche perché se la crescita demografica può significare propulsione urbana e crescita globale, l’incremento può essere programmato senza che ci siano le basi socio-economiche ed ambientali per sorreggerlo. Basti pensare alle metropoli, nelle quali una malsana politica urbana ha portato sempre maggiori disagi e quartieri – comunità totalmente sradicate dal tessuto urbano.

La crescita può essere alimentata, quindi, strumentalmente, anche attraverso strumenti urbanistici, ma si porrebbero le basi per una disintegrazione sociale che presto porterebbe all’abbandono della città. Occorre – invece – programmare l’incremento demografico di pari passo con l’incremento delle attività produttive, con la loro diversificazione, con la sostenibilità ambientale, con l’aumento dei servizi secondari erogati alle persone.

ANDAMENTO DEMOGRAFICO

INDICATORI

SALDO / ANNO

VARIAZIONE %

Saldo periodo

51.194 / 53.729

(1981- 2000)

2.535

4,95

Incremento massimo

52.389 / 53.729

(1999 – 2000)

1.340

2,55

Incremento minimo

51.434 / 51.438

(1982-1983)

4

0,007

Decremento massimo

52.490 / 51.769

(1990 – 1991)

- 721

- 1.38

Decremento minimo

52.501 / 52.490

(1989 – 1990)

- 11

- 0, 02

Densità massima

53.729 / 152 kmq

(2000)

353,4 ab./kmq

Densità minima

51.194 / 152 kmq

(1981)

336,8 ab./kmq

 

-      INDICATORI DEMOGRAFICI ITALIA

COMUNE

AMPIEZZA (kmq)

ABITANTI (*)

DENSITÁ (ab./kmq)

TERAMO

152

51.769

340,5

TORINO

130

1.002.863

7.714,3

MILANO

181,7

1.449.403

7.976

BOLOGNA

141

417.410

2.960

PESCARA

33,5

128.695

3.841

CHIETI

54

57.362

1.062

L’AQUILA

467

67.348

144,2

ITALIA

301,253

57.576.429

191,12

 

Le tabelle sopra esposte offrono spunti per alcune riflessioni. Il territorio comunale di Teramo si estende per 152 kmq. Un valore assoluto che rappresenta in sé un indicatore di disagio. Se rapportiamo, infatti, l’ampiezza territoriale alla popolazione residente, possiamo definire i margini di potenziale crescita urbana. Compiendo un’operazione di benchmarking, nella tabella sopra esposta compariamo l’ampiezza del territorio comunale con alcuni paradigmi.

Da quanto sopra esposto, emergono alcune indicazioni, prime fra quali la non alta densità media del comune di Teramo, rispetto alle metropoli e ad alcuni centri della stessa regione. Se questo è innegabile, è altresì verosimile che il territorio del comune di Teramo è ampio più del territorio di Torino, 5 volte quello comunale di Pescara, e > 7,8 % del territorio del comune di Bologna.

Il valore disaggregato della densità assume certamente una valenza, in ambito di monitoraggio della qualità della vita, solo se inserito nell’ambito territoriale di riferimento, cioè se si considerano le caratteristiche del territorio comunale e la sua ampiezza.

Nella fattispecie del comune di Teramo, saltano subito in evidenza – oltre la dimensione territoriale – anche la disposizione altimetrica ed orografica.

Il centro storico è posizionato a 265 m. s.l.m.: il minimo altimetrico è collocato a 143 s.l.m (S. Nicolò a Tordino), mentre il massimo altimetrico si attesta a 713 m. s.l.m. (Magnanella), con indici di variabilità orografica che oscillano dal 269 % al – 54 %.

Altro elemento caratterizzante il tessuto urbano è la presenza di un modello territoriale di tipo polinucleare, contraddistinto da un centro storico in cui si registra una bassa pressione demografica e un estensione modesta, circondato in modo non asimmetrico da quartieri che chiudono la corona urbana e da una lunga serie di frazioni eterogenee, alcune delle quali presentano caratteristiche proprie e che già assumono il ruolo di centro nel centro. Alcune di queste frazioni, già assurgono al ruolo di centro urbana autarchico, nelle quali sono presenti tutti i servizi e le infrastrutture, nonché servizi artigianali, industriali e commerciali. E’ il caso di S. Nicolò a Tordino, il cui share di popolazione è > 10 %, nella quale si concentrano le più importanti attività industriali e commerciali, pur non perdendo la caratteristica di frazione subalterna relativamente al terziario e, in particolare, al sanitario e al sociale. Ci sono poi frazioni assolutamente non autonome rispetto al centro e rispetto ai centri nevralgici dislocati in altre frazioni. Un esempio può chiarire il concetto. Teramo – come affermato sopra – non è un centro urbano di tipo satellitare. Cioè, il centro storico non funge da punto nevralgico per le frazioni e per i quartieri, se non relativamente ad alcuni pubblici servizi. Nella fattispecie, se una persona non residente giunge a Teramo per immatricolarsi al primo anno della facoltà di Giurisprudenza, potrà fare a meno di raggiungere il centro di Teramo e si recherà in uno dei suoi quartieri a più alto sviluppo, cioè a Colleparco, che ospita la nuova sede dell’ateneo teramano. Stessa situazione si ripete relativamente alla fruizione della gran parte dei servizi industriali, artigianali e commerciali, quasi integralmente dislocati a margine sud della città. Fatta questa premessa, è opportuno precisare la tipicità della concentrazione territoriale, esposta nel rapporto di analisi allegato al presente.

POPOLAZIONE GENERALE

 

Periodo 1981 – 2000

 

N.

 

Variazione (n. - %)

 

 

 

1981

51.194

-

1982

51.434

240\0,46

1983

51.438

4\0,007

1984

51.714

276\0,53

1985

52.086

372\0,71

1986

52.378

276\0,53

1987

52.436

58\0,11

1988

52.478

42\0,08

1989

52.501

23\0,04

1990

52.490

-11\-0,03

1991

51.769

-721\-1,38

1992

51.875

106\0,2

1993

51.834

-41\-0,07

1994

52.119

285\0,54

1995

52.099

-20\-0,04

1996

52.212

113\0,21

1997

52.299

87\0,16

1998

52.327

28\0,05

1999

52.389

62\0,11

2000

53.729

1340\2,55

2001

52.389

-1340\-2,49

INDICI SALDO DEMOGRAFICO

Il primo dato disaggregato è proprio la dimensione demografica di Teramo (33.777), con la quale si includono il centro storico (zona A1) e i seguenti quartieri: Cona, Castello, Piano della Lenta, Viale Bovio, Colleparco, Colleatterrato basso, S. Giuseppe, Stazione, S. Berardo, Gammarana, Viale Crucioli, Porta Madonna / Campo della fiera, Area Vezzosa, Castrogno, contrada Mezzanotte, Forcella, Villa Pavone, Villa Mosca, Scapriano, zona Aeroporto.

Per comprendere l’estrema frammentazione demografica e territoriale di Teramo, ci sembra opportuno esporre in tabella la ripartizione territoriale degli abitanti e il numero di abitazioni. Da ciò si intuisce quanto siano poco consistenti e rappresentative – dal punto di vista numerico-statistico – la maggior parte dei quartieri o agglomerati.

Se analizziamo per esempio il numero dei cittadini stranieri (cittadini privi di cittadinanza italiana), il valore aggregato offre spunto ad ipotesi di sviluppo progettuale. Il totale di cittadini stranieri, che ammonta a 530 persone, pari allo 0.98 % dell’Universo demografico può assumere un significato di consistenza sociale se associato ad un alto tasso di concentrazione territoriale. In altri termini, la mancata concentrazione territoriale dei cittadini stranieri non produce a Teramo fenomeni di esclusione sociale e/o di devianza secondaria, proprio per la scarsa rappresentatività e sufficienza statistica del target.

Facciamo un esempio. A S.Nicolò, che conta 4.613 abitanti, risiedono 43 cittadini stranieri, pari allo 0,93 % della demografia, quasi in linea con la media ponderata. A Colleatterrato alto l’indice di cittadini stranieri è pari all’1,6 % (14 / 859).

Paradossalmente, ci sono – di contro – vie del centro storico nelle quali si registra un’alta concentrazione di cittadini stranieri. Piazza Martiri Pennesi registra un indice di c.s. pari a 9,09 %, così come via M. Capuani, che presenta una concentrazione pari al 6, 7 %, o come via Discesa S. Giuseppe, dove l’indice sfiora l’11 %.

La ripartizione territoriale dei cittadini stranieri è quindi mediamente ripartita nei grandi e medi quartieri, mentre si registrano indici elevati solo in coincidenza di specifiche e delimitate zone, che mai assumono consistenza percentuale.

In termini assoluti, la consistenza demografica dei soggetti residenti privi di cittadinanza è sicuramente modesta rispetto alle medie delle metropoli e rispetto alla media nazionale.

Altro dato rilevante – relativamente alla ripartizione geo-demografica – è il numero di abitazioni censite dall’ISTAT (Censimento 1991).

L’osservazione dell’indice abitazione / per abitanti conforta la tesi della non individuazione di quartieri che presentano particolari e gravi condizioni di disagio, ma che è lo stesso centro storico ad essere parte integrante di un disagio su cui andremo a costruire la nostra indagine.

Nella fattispecie, la media per Teramo centro è pari a 2,6 abitanti per abitazione, mentre l’indice più alto di densità si registra a Colleatterrato alto, con un indice pari a 3,5.

Media leggermente inferiore per Villa Falchini (3,28) per la frazione Viola, con un indice di 3,18, per Villa Turri e S. Nicolò a Tordino, che fanno registrare – rispettivamente – un 3,11 e un 2,83. Media positiva per frazioni quali Villa Butteri (1,9) e Valle Soprana (2.08).

Ben 4.923 sono gli abitanti in case sparse, per un totale di abitazioni censite pari a 1.823, con una media di 2,70.

Quest’ultimo dato offre uno spaccato rappresentativo dell’estrema eterogeneità del capoluogo teramano. L’indice delle case sparse è particolarmente alto, anche se in linea con la dimensione del territorio comunale, che offre – di conseguenza – differenti indici di densità demografica. Nelle frazioni a > altimetria, si riscontrano indici di densità particolarmente bassi, mentre nelle zone centrali e di prima periferia la densità cresce notevolmente.

Da questo primo stralcio di rapporto analitico, derivano alcune considerazioni schematiche:

-    Non c’è un quartiere o frazione con U > 20.000 abitanti;

-    Il centro storico (come inteso dall’ISTAT) conta 33.777 ab., con share del 65,24 %;

-    Non si riscontrano omogeneità di variabili all’interno delle zone/quartieri, con qualche eccezione trascurabile dal punto di vista metodologico;

-    Lo share di U - la cui media abitazioni per abitante è > di 3 - è pari al 2,76 % (1429 ab.);

-    La % di residenti non cittadini italiani è < 1 %;

-    I cittadini non italiani non sono residenti in specifici quartieri di tipo popolare, ma sono equamente ripartiti sul tessuto urbano;

-    La maggiore concentrazione di cittadini non italiani si riscontra nelle più centrali vie del centro storico (zona A1);

-    La bilancia demografica è in saldo attivo (+2, 55 %);

-    L’unica frazione con demografia > 1000 è S. Nicolò a Tordino;

-    Si registrano variabili di isolamento sociale in una porzione consistente delle 55 frazioni rilevate dal Censimento ISTAT.

Il sistema dell’urbanizzazione – com’è tipicamente intesa – avrebbe dovuto produrre a Teramo un’elevata concentrazione demografica, con alto tasso di densità, la nascita di quartieri dormitori, nei quali riscontrare alti indici di marginalità, isolamento e criminalità. Inoltre, l’urbanizzazione avrebbe dovuto causare un forte decremento demografico nelle frazioni decentrate a favore dei quartieri periferici.

Tutto questo non è accaduto a Teramo e, probabilmente, per una ragione storico-economica. Nel capoluogo – infatti – solo a cavallo degli anni ’50 e ’60 si è assistito ad un prosperoso impulso industriale, che ha momentaneamente soppiantato il settore primario e che ha prodotto un incremento occupazionale notevole.

Nell’ultimo ventennio, si è assistito ad un forte decremento delle attività industriali e a un incremento del terziario. La tipologia di nuova forza lavoro, classificata diversamente, ha prodotto il fenomeno della polverizzazione dei vecchi schemi socio-urbani.

In altri termini, è più che lecito affermare che la gran parte della popolazione attiva è oggi impegnata nel settore terziario, il che crea un identificazione medio-borghese che si traduce in soluzioni urbanistico-abitative variegate.

Altro parametro indicativo è rappresentato dalla ripartizione degli abitanti, che per il 65.07 % risiede nel centro storico, mentre il 34,93 % risiede nelle 55 frazioni. Se escludiamo dall’analisi le frazioni con U > 500 abitanti (S. Nicolò, Colleatterrato alto, Nepezzano e Piano D’Accio), abbiamo un carico demografico di 11.506 per un totale di 51 frazioni, con una media di 225 abitanti / frazione.

Un valore indicativo della polverizzazione territoriale e della situazione di isolamento sociale di alcune frazioni, nelle quali si registrano esclusivamente abitazioni di tipo abitativo, mentre non si registrano attività produttive e commerciali, né insediamenti di servizi.

Questa situazione avrebbe dovuto favorire la centralità del capoluogo, ma la sopravvivenza del modello economico rurale in una buona parte delle frazioni limitrofi ha prodotto una situazione di stasi socio-economica ed urbanistica.

Non si è assistito ad una sostanziale trasformazione della forza lavoro rurale in forza lavoro industriale. Ne è conseguita una politica urbana caratterizzata da tanti nuclei abitativi, di non assoluta consistenza demografica.

Ma il disagio non è solo rappresentato dalla concentrazione demografica su base territoriale e da alti indici di densità. Lo screening demografico di Teramo produce preoccupanti dati di natura sociale, relativi alla composizione delle fasce demografiche e ad uno spiccato e crescente invecchiamento della popolazione.

Se da una parte si registra un indice medio di variazione annuo dello 0,25 %, dall’altra si sono modificati chiaramente i valori di composizione demografica: incremento della popolazione anziana, decremento della fascia < 14 anni, decremento fascia 15-64, basso tasso di natalità, innalzamento della durata della vita.

La congiunzione di elementi sociali di questa natura aumenta notevolmente il carico sociale di cui la città deve farsi carico. Non si è assistito ad una sostanziale trasformazione della forza lavoro rurale in forza lavoro industriale. Ne è conseguita una politica urbana caratterizzata da tanti nuclei abitativi, di non assoluta consistenza demografica.

Ma il disagio non è solo rappresentato dalla concentrazione demografica su base territoriale e da alti indici di densità. Lo screening demografico di Teramo produce preoccupanti dati di natura sociale, relativi alla composizione delle fasce demografiche e ad uno spiccato e crescente invecchiamento della popolazione.

Se da una parte si registra un indice medio di variazione annuo dello 0,25 %, dall’altra si sono modificati chiaramente i valori di composizione demografica: incremento della popolazione anziana, decremento della fascia < 14 anni, decremento fascia 15-64, basso tasso di natalità, innalzamento della durata della vita.

La congiunzione di elementi sociali di questa natura aumenta notevolmente il carico sociale di cui la città deve farsi carico.

COMPOSIZIONE DEMOGRAFICA

-    Universo demografico: 52.389 ab. = > media ambiti Provincia di Teramo;

-    Universo < 14: 8.003 ab. = media ambiti Provincia di Teramo;

-    Universo 15-29: 10.450 ab = > media ambiti Provincia di Teramo;

-    Universo 30-59: 21.286 ab = media ambiti Provincia di Teramo;

-    Universo 60-74: 8.595 ab = media ambiti Provincia di Teramo;

-    Universo > 75: 4.055 ab = < media ambiti Provincia di Teramo;

INDICATORI DI CARICO SOCIALE

-    Indice di vecchiaia: 117,72 = - 4,37 % / media provinciale;

-    Indice di carico sociale: 49,83 = - 2,07 % / media provinciale;

-    Dipendenza giovanile: 22,89 = + 0,34 % / media provinciale;

-    Dipendenza senile: 26,94 = - 4,03 % / media provinciale;

-    Ricambio: 103,24 = - 0,45 % / media provinciale;

-    Indice dei flussi demografici: n % (variazione 2002 / 1999);

-    Densità: 344,66 = media provinciale;

-    Tasso di attività: 48, 5 = > media provinciale;

-    Tasso di disoccupazione: 9,70 = > media provinciale;

-    Tasso di disoccupazione giovanile = 20,8 = media provinciale

-    Indice di ricchezza pro-capite €: 13.130,00 = > media provinciale;

-    Indice di disabilità accertata = 361 ab. = 0,68 % U (art. 3, comma 3, Legge 104/92);

-    Indice di concentrazione demog. Cittadini extracomunitari: 9,85 /1000 = < media provinciale;

-    Indice di suicidi e tentati … = 11,1 / 1000 = > media Abruzzo;

-    Indice diffusione quotiani = 22,6 = < media provinciale e regionale;

-    Indice minorenni denunciati = 1,9 /1000 = > media regionale;

-    Indice stranieri denunciati = 4,5 / 1000 = > media regionale;

-    Delitti violenti denunciati = 207 / 100.000 = > media regionale;

-    Delitti al patrimonio denunciati = 1.413 / 100.000 = < media regionale;

-    Altri delitti (white collar) = 2.404/100.000 = > media regionale;

-    Indice scolarizzazione (laurea) = 5,99 % U;

-    Indice di analfabetismo = 2,51 % U

Da quanto sopra esposto, è possibile estrapolare i seguenti paradigmi di lettura delle condizioni socio-demografiche di ambito:

1.   Prevalenza del cluster attivo (30-59) rispetto ai clusters U > 60;

2.   Incidenza esponenziale dei carichi socio-economici appannaggio del Cluster 30-59;

3.   Incidenza del carico sociale globale (U < 14 + U > 60);

4.   Rotazione demografica negativa: prevalenza outcome / income;

5.   Incidenza decentramento e parcelizzazione urbana;

6.   Incidenza disabilità grave, terza e quarta età, minori /

7.   attiva;

ANALISI DEMOGRAFICA DEL DISAGIO

-    DISAGIO SOCIALE ai target anziani, disabili e minori (frequenza);

-    DISAGIO SOCIO-ECONOMICO al target famiglia con minori (frequenza monoreddito e disoccupazione femminile);

-      SQUILIBRIO TERRITORIALE – urbano;

-      SQUILIBRIO tra le risorse socio-economiche del comprensorio e Bisogni globali dell’utenza;

Da quanto sopra esposto e da quanto emerso nel contesto operativo del Gruppo di Piano n. 1 e 2, in fase di analisi della programmazione precedente e di analisi delle risorse implementate nel comprensorio n. 5, si riscontrano notevoli indici di disagio potenziale e manifesto, cui l’attivazione del sistema di local welfare ha tentato – nel biennio 2000-2001, di opporre contrasto, seppur con esiti non sempre efficaci. Ciò, è avvenuto rispetto alle seguenti questioni:

DISCRASIE DI SISTEMA

-    Domanda > Offerta (squilibrio negativo negli intervalli compresi tra il 30-60 %);

-    Mancata integrazione socio-sanitaria e, quindi, deperimento del Global care;

-    Esplosione di fenomeni sociali di disagio non contrastati (disagio famiglie immigrate, disabilità, invecchiamento popolazione, regressione natalità: 0,79).

-    Carenza di strutture residenziali deputate alla presa in carico e tutela dei minori allontanati dal nucleo familiare;

Fonti: Rapporto Intermedio (Regione Abruzzo – Zancan – 2001) / Censimento ISTAT (proiezioni 2001) / Demos (1997) – Cresa (analisi della situazione socio-economica 2000);

Se ne deduce che, nonostante l’impegno e le risorse destinate all’implementazione del sistema locale di benessere sociale, di cui gli interventi della L.R. 22/98, della Legge 285/97, dei benefici una tantum della Legge 162/98, degli interventi ai sensi della Legge 135/96, i livelli di disagio accertati e, tanto più, i livelli potenziali di difficoltà sociale non sembrano contenibili a breve e medio termine e, comunque, difficilmente contrastabili se non attraverso un sistema integrato e globale che registri – oltre all’impegno delle istituzioni pubbliche – la crescita di settori complementari e sussidiari al salute globale della persona.

I     3. Verifica dei risultati ottenuti con la precedente programmazione (riportare le conclusioni del “rapporto sintetico” elaborato dal Gruppo di Piano)

La valutazione della precedente programmazione, da parte del Gruppo di Piano (seduta del 30.10.2002) ha prodotto le sotto riportate indicazioni. In primis, viene espresso da parte di tutti i componenti un giudizio positivo circa l’implementazione del sistema dei servizi socio-assistenziali, in considerazione del fatto che esso subentra ad una situazione di modestia sistemica dell’ente locale n. 5 in materia, nonché ad uno stato di welfare locale, precedente alla L.R.22/98, nel quale gli investimenti dell’agenzia pubblica tradizionalmente deputata all’uopo (ASL) aveva riversato sul comprensorio a riferimento risorse ed interventi insufficienti, considerando la dimensione quantitativa del bisogno e la sua diversificazione qualitativa.Si parte dalla considerazione preliminare, circa l’attivazione di servizi alle persone, di tipo sperimentale e non esistenti:

1.      NORMATIVA: Legge regionale 27.3.1998, n. 22 STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE:Piano di zona dei servizi sociali - LIVELLO DI PROGRAMMAZIONE: organo elettivo (consiglio comunale)

-    Servizio di segretariato sociale, consistente nell’informazione dell’utenza rispetto ai servizi alle persone ed alle risorse del comprensorio, nella comunicazione delle azioni di sistema poste in essere dall’EAS, nonché dall’analisi continuata dei bisogni sociali di ambito;

-    Servizio di aiuto personale a favore di soggetti diversamente abili, ai sensi del comma 3, art. 3 della Legge 104/92;

-    Servizio di assistenza materiale di sostegno a favore di studenti disabili residenti in ambito e iscritti presso le scuole del comprensorio provinciale;

2.   -FONTE NORMATIVA: Legge 285/97-STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE: Progetto / Accordo di programma ambito provinciale - LIVELLO DI PROGRAMMAZIONE: Organo esecutivo Ente gestore (G.M.)

-    Assistenza domiciliare ai minori in stato di disagio / isolamento, finalizzato alla presa in carico diretto di minori in stato di disagio conclamato;

-    Centro di aggregazione / socializzazione, finalizzato alla promozione dei diritti dell’adolescenza;

-    Mediazione familiare e mediazione familiare interculturale, finalizzato alla soluzione dei conflitti intrafamiliari e al sostegno ed integrazione dei nuclei familiari extracomunitari

-    Centro giochi – atelier e micronido, finalizzati alla presa in carico educativa di minori e di U 18 mesi-3 anni, come azione di sostegno alla famiglia;

3.   -FONTE NORMATIVA: Legge 135/96 (attività consolidate)
-STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE: Programma annuale
-LIVELLO DI PROGRAMMAZIONE: Organo esecutivo municipale (G.M.)

-    Soggiorni termali per anziani;

-    Colonie estive per minori;

-    Assistenza economica straordinaria;

4.   -FONTE NORMATIVA: Legge 162/98
-STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE: Integrazione servizi di aiuto personale disabili
-LIVELLO DI PROGRAMMAZIONE: Organo esecutivo municipale (G.M.)

-    Servizio di aiuto personale disabili gravi (estensione del modello)

6.   -FONTE NORMATIVA: 476/98
STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE: Convenzione;
LIVELLO DI PROGRAMMAZIONE: Organo esecutivo municipale (G.M.)

-    Attivazione adozione azionale ed internazionale.

Come si evince dallo schema sopra esposto, il sistema dei servizi socio – assistenziali dell’ambito n. 5 appare alquanto articolato, raggiungendo livelli di applicabilità che esulano dalle aspettative registrate in fase di primaria programmazione. Gli elementi evolutivi del local welfare – individuati in sede di GdP, sono:

-    Estensione del precedente sistema di welfare;

-    Incremento esponenziale delle risorse finanziarie investite a livello locale, non solo per effetto dei maggiori trasferimenti di risorse derivate, ma soprattutto per effetto di un solido balzo finanziario in materia da parte dell’ente locale;

-    Crescita esponenziale fruibilità dei servizi e del relativo accesso alle prestazioni;

-    Previsione del sistema a domanda individuale (concorrenza alla spesa dell’utenza – ISEE, relativamente ad alcuni servizi/interventi);

-      Affidamento di alcuni servizi al terzo settore, in linea con la normativa vigente in materia di procedure di esternalizzazione di cui alla Legge 328/2000 e al DPCM 30.3.2001;

-      Decremento degli indici di rotazione del personale;

-    Incremento dell’occupazione locale;

-    Avvio informale di procedure di integrazione con il comparto sanitario e con quello educativo.

-    Presa in carico delle emergenze sociali.

Gli elementi involutivi del sistema, discrasie di sistema ravvisate dal GdP, sono i seguenti:

-    Saturazione dell’offerta e parzialità di risposta globale al bisogno socio-sanitario (divario Offerta/Domanda di servizi);

-    Insufficiente integrazione con il comparto sanitario, circa le aree ad elevata integrazione;

I.    4. Analisi dei bisogni della comunità locale (riportare la sintesi sulla rilevazione dei bisogni contenuta nel “rapporto di analisi” allegato al PdZ)

Secondo quanto riportato nei punti precedenti e secondo le azioni di monitoraggio dei bisogni del comprensorio, sono state registrate le seguenti necessità, in termini domanda di servizi socio-assistenziali:

1.   Assistenza educativa intrascolastica ed extrascolastica di soggetti disabili gravi;

2.   Assistenza globale (sociale e sanitaria) a soggetti anziani in condizione di isolamento sociale e territoriale;

3.   Assistenza sociale di minori in condizioni di disagio, potenziali attori dei circuiti della marginalità sociale (alcolismo, tossicodipendenza, ecc.);

4.   Assistenza sociale ed economica di nuclei familiari in condizioni marginalità e di anomia;

5.   Assistenza socio-sanitaria, relativamente alla presa in carico di soggetti non autosufficienti;

6.   Assistenza socio-sanitaria, relativamente ad utenti psichiatrici, ex alcolisti ed ex tossicodipendenti;

I.    5. Analisi dell’offerta esistente:

a) la “mappa dell’offerta” (riportare l’esito della rilevazione sui servizi disponibili, distinguendoli in servizi per la generalità dei cittadini, servizi domiciliari e servizi residenziali)

SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI DESTINATI ALL’UNIVERSO:

-    Servizio sociale professionale: erogato presso l’ente ambito sociale;

-    Servizio di segretariato sociale: erogato presso l’ente ambito sociale;

-    Servizio di assistenza economica straordinaria;

-    Centro di aggregazione / socializzazione per adolescenti;

-    Mediazione familiare e mediazione familiare interculturale;

-    Adozione nazionale ed internazionale;

-    Soggiorni termali per anziani e colonie estive per minori;

SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI DOMICILIARI:

-    Assistenza domiciliare anziani (SAD), di cui Uu = > 65 anni, relativamente ad un carico globale di 60 utenti, residenti nel comprensorio;

-    Aiuto personale a disabili gravi di cui comma 3, art. 3 , Legge 104/92, relativamente a 36 utenti residenti nel comprensorio;

-    Assistenza materiale di sostegno per studenti disabili in condizioni di gravità, relativamente a 67 studenti frequentanti le scuole del comprensorio, per un carico orario di 4 h pro-die, in tutti i giorni di frequenza scolastica;

-    Assistenza domiciliare minori in stato di disagio, relativamente ad un carico di 30 utenti.

SERVIZI RESIDENZIALI:

-    Residenza assistenziale (R.S.A – R.A.) – Opera Pia “De Benedictis”, relativamente alla presa in carico socio-sanitaria di 240 anziani non autosufficienti, parzialmente autosufficienti, in condizioni di isolamento socio-ambientale;

-    Comunità terapeutica per tossicodipendenti “Mondo Nuovo”;

-    Comunità alloggio – casa famiglia psichiatrica “Fiumicino”– carico: 12 utenti;

-    Comunità alloggio – casa famiglia psichiatrica “Specola”– carico: 8 utenti;

-    Comunità alloggio – casa famiglia psichiatrica “Fonte della noce”– carico: 8 utenti;

-    Convitto nazionale “Delfico”;

SERVIZI SOCIO-SANITARI:

-    Assistenza domiciliare integrata (sanitaria), erogata dalla ASL Teramo, relativamente a 350 utenti; .

-    Assistenza domiciliare psichiatrica (ADP) a carico del Dipartimento di Psichiatria “Teramo 1” (DSM 1), relativamente a 28 utenti;

-    Centro diurno psichiatrico (semiresidenziale) per un totale utenti pari a 18 (Dipartimento “Teramo 1”);

-    Progetto “Armonia” – reinserimento lavorativo utenti psichiatrici (ASL Teramo – DSM – “Teramo 1” – Comune di Teramo);

-    Centro socio-riabilitativo per disabili medio-gravi, (ASL Teramo), per un carico utenza pari a 20 unità;

-    Centro di riabilitazione e centro diurno per disabili “Iperbarico” (ASL Teramo);

-    Consultorio familiare;

-    Ser. T.

      Comunità terapeutica per tossicodipendenti;

SERVIZI EDUCATIVI:

-    Istituti comprensivi scolastici e scuole di ogni ordine e grado;

-    6 Asili nido comunali, con utenza pari a circa 300 unità, e 1 Scuola materna comunale, con un utenza pari ad oltre 100 unità;

-    1 Micronido e 1 Centro giochi comunali;

-    5 ludoteche a gestione privata, con utenza pari a 150 unità;

SERVIZIO DI TRASPORTO:

-    Trasporto scolastico – gestione pubblico/privata – affidamento cooperativa sociale di tipo “A”.

SERVIZI SOCIO-CULTURALI:

-    Assistenza famiglie indigenti e socializzazione minori (CARITAS );

-    Consultorio diocesano;

-    ANFASS, centro diurno per disabili e laboratori polifunzionali;

-    Volontarie vincenziniane, sostegno alle famiglie in condizioni di disagio;

-    Anfe, integrazione interculturale – sportello immigrati;

-      Ass.nazionale sclerosi multipla (AISM), sostegno ai pazienti e ai familiari;

-    ASS. AIPES, prevenzione disagio, consulenza, formazione insegnanti asilo nido;

-    ANOLF, sostegno giuridico extracomunitari;

-    Ass. Uniti contro la droga, sostegno tossicodipendenti e familiari;

SERVIZI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE E MULTIMEDIALI:

-    Istituto avviamento lavoro (IAL);

-    Ente formazione professionale (ENFAP);

-      Consorform;

-    Teorema;

-    Cisia progetti.

COOPERATIVE DOMICILIATE NEL COMPRENSORIO:

-      Cooperative sociali di tipo “A” …………         SI (11)

-      Cooperative sociali di tipo “B” …………         SI (15)

b)   la valutazione dell’offerta (riportare in sintesi il giudizio sul sistema dei servizi contenuto nel “rapporto di analisi”)

Come evidente, il sistema dell’offerta socio-assistenziale del capoluogo appare alquanto articolato, seppure migliorabile nella dimensione quantitativa e in relazione alla Domanda aggregata di servizi appannaggio dell’utenza e già riscontrata formalmente. Ben articolato, parimenti, appare il sistema dei servizi socio-sanitari, soprattutto relativamente all’area psichiatrico – territoriale a quella materno-infantile, nonché apprezzabile e in via di notevole crescita esponenziale appare il carico globale sostenuto dai servizi sanitari rispetto alla prevenzione, cura e riabilitazione territoriali di persone disabili, anziane non autosufficienti. Parimenti, si registra congrua concentrazione di strutture semiresidenziali e residenziali. Parimenti, sono in crescita, le strutture educative per la prima infanzia, nel cui settore alla storica e qualificata presenza comunale oggi si affiancano alcune esperienze del privato.

Non sono state rilevate, di contro, strutture residenziali quali case famiglie per minori e/o centri di pronta accoglienza. Da quanto esposto, deriva – quindi – la considerazione, condivisa in ambito di GdP – che il macro-obiettivo di sistema, relativo alla presa in carico globale della persona in stato di disagio, nell’accezione del WHO (salute fisica, psichica e sociale) può essere conseguita attraverso una pianificazione di sistema allargata, mediante sinergie interistituzionali, che evitino duplicazioni ed eccessivi dispendi di risorse, ma che qualifichi l’Offerta aggregata esistente, peraltro ritenuta consistente.

SEZIONE II – LE PRIORITA’ E GLI OBIETTIVI DEL PIANO

II   1. Le priorità generali del Piano (indicare le aree di bisogno prioritarie del PdZ)

Il Piano di zona dei servizi socio-assistenziali di ambito (2003-2005) intende fornire risposte efficaci alle seguenti aree di bisogno prioritarie:

1.   Universo persone in condizione di disagio;

2.   Universo persone in stato di disabilità grave;

3.   Universo persone anziane non autosufficienti, parzialmente autosufficienti, in condizioni di isolamento / anomia sociale ed individuale, disagio economico;

4.   Universo minori in stato di disagio;

5.   Universo famiglie in condizioni di disagio socio-economico;

II   2.Gli obiettivi strategici e le responsabilità necessarie per il loro raggiungimento (descrivere, per ciascuna area di bisogno, gli obiettivi generali che si vogliono raggiungere e i soggetti istituzionali e sociali da coinvolgere)

PRIORITÁ 1,2,3,4,5: Relativamente ai bisogni sociali di cui alle persone in stato di marginalità sociale e/o disagio, il presente PdZ si prefigge i seguenti obiettivi generali:

-    Estensione del modello di benessere locale ed incremento della qualità di vita;

-    Contributo alla stabilizzazione demografica;

-      Facilitazione dell’accesso ai servizi socio-assistenziali;

-    Incremento delle responsabilità sociali dei cittadini ed incremento delle forme di informazione/ partecipazione.

-      Miglioramento della qualità di vita delle persone anziane e permanenza presso l’abitazione di residenza e presso i luoghi di vita, nonché sostegno alle persone anziane in stato di indigenza;

-      Miglioramento della qualità di vita delle persone disabili, della loro integrazione sociale, della promozione dei diritti rispettivi, del recupero delle abilità sociali funzionali alla reale integrazione;

-      Miglioramento della qualità di vita dei minori e delle famiglie attraverso forme di sostegno globali;

-    Sostegno economico alle famiglie non abbienti e in condizioni economico-occupazionali di marginalità.

Tali obiettivi richiedono il coinvolgimento delle seguenti soggetti istituzionali e sociali:

-    Ente ambito sociale (EAS), relativamente al miglioramento/integrazione del sistema erogatorio già implementato e all’acquisizione di nuove competenze;

-    Provincia di Teramo, relativamente alle funzioni di cui all’art. 7 della Legge 328/2000 e relativamente ad eventuali azioni innovative e ad area vasta, così come definite dal Piano sociale regionale;

-    ASL n. 106 Teramo, relativamente all’implementazione di un omogeneo e diffuso sistema integrato di servizi socio-sanitario, attraverso la definizione formale delle interazioni istituzionali ed attraverso la definizione delle aree integrate e di quelle ad esclusiva competenza. Nella fattispecie, l’apporto del sistema sanitario appare decisivo nel conseguimento del macro-obiettivo di salute globale della persona, attraverso azioni di diagnosi, cura e riabilitazione domiciliare, nonché mediante azioni di prevenzione di cui alle aree sociali a rischio.

-    Direzioni scolastiche, relativamente all’acquisizione delle nuove competenze socio-educative in materia di disabilità e mediante azioni di integrazione sociale –educativa rispetto ai procedimenti da porre in essere per la cura globale degli studenti.

II   3.Gli indicatori di successo e i risultati attesi (descrivere i risultati attesi con riferimento agli obiettivi generali individuati)

-      OBIETTIVO 1: Estensione del modello di benessere locale ed incremento della qualità di vita ; contributo all’inversione del flusso di decremento demografico;

- Inversione flusso di decremento demografico nel breve periodo – Esito: crescita demografica;

-    Decremento istituzionalizzazione anziani, minori, disabili, utenti psichiatrici, tossicodipendenti ed alcoldipendenti. Esito: decremento tasso di ricoveri in istituzioni totali intervallo;

- Incremento occupazione femminile e giovanile;

- Incremento nascite e nuove genitorialità – Esito: incremento tasso di natalità;

- Decremento dispersione scolastica – Esito: decremento indice di dispersione scolastica;

-      OBIETTIVO 2 e 3: Facilitazione dell’accesso ai servizi socio-assistenziali e maggiore fruibilità dei servizi ed incremento delle responsabilità sociali dei cittadini ed incremento delle forme di informazione/ partecipazione.;

- Estensione dell’utenza e perfezionamento del sistema di prestazioni a domanda individuale – Esito: nuova regolamentazione di accesso ai servizi socio-assistenziali, incremento delle entrate correnti

- Estensione del servizio sociale professionale di tipo professionale e del segretariato sociale, mediante l’integrazione alle figure in organico di altre figure socio-assistenziali ed educative, nonché delle forme di informazione partecipazione: Esito: Incremento operatori sociali di tipo professionale ed incremento azioni di comunicazione / partecipazione;

-      OBIETTIVO 4: Miglioramento della qualità di vita delle persone anziane e permanenza presso l’abitazione di residenza e presso i luoghi di vita;

- Contrasto al disagio, all’istituzionalizzazione dell’anziano in stato di disagio e al suo isolamento sociale e territoriale – Esito: Decremento ricoveri RA, RSA, OC, decremento richiesta prestazioni complementari;

- Incremento della socializzazione e delle abilità sociali dell’anziano. Esito: Organizzazioni attività periodiche a favore dell’anziano autosufficiente ed avvio di laboratori di volontariato che consentano l’interazione terza/quarta età con gli altri target demografici.

-      OBIETTIVO 5: Miglioramento della qualità di vita delle persone disabili, della loro integrazione sociale, della promozione dei diritti rispettivi, del recupero delle abilità sociali funzionali alla reale integrazione;

- Contrasto all’isolamento e all’istituzionalizzazione del disabile.Incremento delle forme attive di vita del disabile. Sostegno alle famiglie con figli disabili. Esito: Decremento istituzionalizzazione disabili in isolamento parentale); Incremento di azioni extraistituzionali per favorire l’integrazione del disabile; Incremento di organismi della cooperazione e del volontariato finalizzati all’attivazione di servizi propedeutici all’inserimento sociale della persona diversamente abile.

-      OBIETTIVO 6,7,8 : Miglioramento della qualità di vita dei minori e delle famiglie attraverso forme di sostegno globali; Promozione di azioni finalizzate alla de-marginalizzazione sociale dei minori. Sostegno economico alle famiglie non abbienti e in condizioni economico-occupazionali di marginalità.

- Sostegno alla famiglia con minori, all’infanzia e all’adolescenza in condizioni di disagio, alle famiglie in condizioni di povertà, contrasto alla violenza sui minori. Esito: perfezionamento del sistema di assistenza economica a nuclei familiari non abbienti; attivazione di servizio rivolti al disagio potenziale e non espressamente afferenti all’area del disagio conclamato; attivazione di strategie alternative al ricovero in istituto; promozione di azioni di sostegno alla genitorialità.

SEZIONE III – LE AZIONI

III  1. AREA FAMIGLIA

III  1.1. Quadro di riferimento sociale (riportare dati e informazioni relativi alla condizione delle famiglie nell’Ambito Territoriale)

Da quanto sopra esposto, risulta evidente la caratterizzazione demografica nel comprensorio, nel quale prevale la popolazione di cui al cluster 30-59 su gli altri target, nella quale si rileva un’elevata concentrazione di nuclei familiari anziani unipersonali, nel quale il tasso di ricambio è appannaggio degli outcome, nel quale il tasso di natalità è in linea con i livelli medi della provincia di Teramo, regionali e nazionali. Negli ultimi anni, comunque, l’andamento demografico negativo sembra aver subisce forme di compensazione grazie all’insediamento, di cittadini stranieri, dai quali – tra l’altro – sembra prodursi un altro effetto positivo: l’incremento dei livelli di produttività demografica.

Relativamente al target famiglia, nella struttura demografica dell’ambito, prevale nettamente il nucleo familiare con figli, seguito dal nucleo familiare endogamico senza figli. Nella tabella sotto esposta, riportiamo i dati relativi alle famiglie residenti e componenti secondo la tipologia:

-    FAMIGLIE UNIPERSONALI (senza nucleo): 3.028;

-    COPPIA SENZA FIGLI: 3.603;

-    COPPIA CON FIGLI: 9.015;

-    NUCLEI MONOPARENTALI (PADRE) CON FIGLI: 299;

-    NUCLEI MONOPARENTALI (MADRE) CON FIGLI: 1.171;

Alla dimensione della prevalenza delle famiglie con figli e dei nuclei familiari senza figli, si contrappone il congruo riscontro di famiglie unipersonali, il cui share è rappresentato prevalentemente da soggetti in età anziana, mentre notevole è il riscontro relativamente all’universo di famiglie monoparentali, con larga prevalenza del modello monoparentale materno.

L’analisi del target “famiglia” , anche alla luce di quanto esposto nei paragrafi precedenti, ci conduce al alcune considerazioni:

1.   Una frazione del target vive in condizioni di disagio sociale ed economico;

2.   Si registra la prevalenza, nei nuclei con figli, del modello nel quale il padre è soggetto in posizione occupazionale attiva, mentre la madre è prevalentemente dedita alla cura della famiglia.

III  1.2. Gli obiettivi di salute e di sistema (elencare gli obiettivi ritenuti prioritari per l’Area famiglia)

OBIETTIVI DI SALUTE:

-    Cura globale della famiglia in stato di marginalità sociale ed economica;

-    Cura globale della famiglia con minori in stato di disagio.

-    Sostegno sociale alle responsabilità genitoriali.

OBIETTIVI DI SISTEMA:

-      Consolidamento e qualificazione dei servizi socio-assistenziali appannaggio della famiglia.

-    Definizione di strategie integrate volte a favorire la cura globale della famiglia e il sostegno alle responsabilità genitoriali;

-      Potenziamento e miglioramento del servizio di assistenza domiciliare ai minori in famiglia, in stato di disagio;

III  1.3. Azioni, strategie e progetti (compilare, e numerare progressivamente nell’ambito della stessa Area di bisogno, una scheda per ciascuna Azione, preferibilmente utilizzando lo schema riportato nella Guida )

Azione famiglia

Num.

Scheda: Assistenza economica persone in condizione di disagio economico

1

L’azione consiste nell’erogazione di contributi economici straordinari ed una tantum finalizzati al superamento di emergenze economiche da parte dell’utente. Il contributo economico straordinario, quantificato dai servizi sociali dell’EAS ed oggetto del regolamento di accesso ai servizi socio-assistenziali, viene erogato su progetto mirato, cioè si lega ad azioni concordate tra utente / beneficiario ed operatore sociale che cura l’istruttoria e l’accertamento dei requisiti, al fine di rendere realmente funzionale tale azione di sostegno. Il contributo viene erogato in versione “una tantum”, con cadenza annuale, ed ha la funzione di sollevare l’utente / beneficiario dalla situazione transitoria di disagio economico. Nell’azione a riferimento, parimenti, sono compresi gli oneri derivanti dal pagamento delle rette per minori in stato di allontanamento dal nucleo familiare, previa disposizione del TdM, il cui carico è particolarmente oneroso. Referente dell’area è il responsabile dell’Ufficio di servizio sociale professionale dell’EAS.

 

Costo annuale dell’azione:

= euro 212.000,00

III. 2. AREA INFANZIA, ADOLESCENTI E GIOVANI

III 2.1.Quadro di riferimento sociale (riportare dati e informazioni relativi alla condizione dell’infanzia e giovanile nell’Ambito Territoriale)

Il comprensorio è caratterizzato da una larga concentrazione demografica di cui al target minori, censiti nel numero di 11.267 pari al 21,51 di U. La condizione di vita dei minori del comprensorio è tipicizzata dai seguenti fenomeni:

-    Atipicità del modello genitoriale naturale e prevalenza del modello parentale allargato e/o dal modello sostitutivo istituzionale;

-    Elevato rischio sociale circa l’inclusione dei minori nei circuiti della devianza;

A ciò, si è tentato di opporre contrasto, nell’ambito dei servizi pubblici e ai sensi della Legge 285/97, attraverso l’implementazione di azioni volte, da un lato, a sostenere il disagio, dall’altro a favorire la cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, a sostenere le responsabilità delle famiglie e a promuovere forme di socializzazione / aggregazione extraistituzionali dei minori medesimi. E’evidente che le misure di helping al disagio rappresentano, paradossalmente, azioni facilitanti, mentre meno traducibili sono i pur costanti impegni nel campo della promozione dei diritti dei minori.

III  2.2. Gli obiettivi di salute e di sistema (elencare gli obiettivi ritenuti prioritari per l’Area infanzia, adolescenti e giovani)

OBIETTIVI DI SALUTE:

-    Cura globale e tutela del minore in stato di disagio;

-    Integrazione sociale del minore in condizione di isolamento/anomia.

OBIETTIVI DI SISTEMA:

      Consolidamento e qualificazione dei servizi socio-assistenziali a favore dei minori;

      Definizione di strategie integrate volte a favorire la cura globale del minore;

      Potenziamento e riqualificazione del servizio di assistenza domiciliare ai minori in famiglia, in stato di disagio;

III  2.3. Azioni, strategie e progetti (compilare, e numerare progressivamente nell’ambito della stessa Area di bisogno, una scheda per ciascuna Azione, preferibilmente utilizzando lo schema riportato nella Guida )


 

Azione Infanzia, Adolescenti e Giovani

Num

Scheda: Assistenza domiciliare ai minori in stato di disagio (ADM);

1

L’azione consiste nella presa in carico domiciliare del minore in situazione di disagio conclamato, a carico di operatori socio-educativi di tipo professionale ed è finalizzato al superamento della condizione da cui si origina l’intervento. L’azione si pianifica in collaborazione con i servizi sanitari dell’ASL Teramo e in integrazione con il Tribunale dei minorenni, relativamente a minori segnalati al medesimo. L’ASL concorre alla definizione delle seguenti azioni: diagnosi psicologiche e neuropsichiatriche, predisposizione di piani socio-riabilitativi, anche attraverso la disposizione di figure sanitario-riabilitative quali terapisti d.r.ed occupazionali e logopedisti. Il servizio sarà gestito dall’EAS mediante l’ausilio operativo delle cooperative sociali e/o di altri organismi eroganti servizi alle persone. La capacità di offerta dell’EAS, rispetto alla quota socio-assistenziale ed educativa, è prefissata in un monte ore massimo annuale di h 3.140 annuali presumibili. Referente del servizio sarà il responsabile del servizio sociale dell’EAS. L’azione sarà implementata dalla prima annualità del triennio di operatività del presente piano.

Costo annuale dell’azione: 3.140 h / massimo annuali presumibili * = Euro 47.100,00

Il costo è riferito agli oneri lordi derivanti dalla contrattualizzazione degli operatori sociali all’uopo destinati e da gli altri oneri gestionali a carico della società affidataria.

III  3. AREA DISABILITÁ

III  3.1. Quadro di riferimento sociale (riportare dati e informazioni relativi alla condizione dei disabili nell’Ambito Territoriale)

L’elemento paradigmatico da cui parte la seguente analisi e il gap tra la domanda aggregata di servizi specifici e la dimensione dell’Offerta globale da parte degli enti deputati all’integrazione e cura della persona diversamente abile.

A ciò si è cercato di dare una risposta, seppure parziale, mediante l’implementazione- nel biennio 2000-2001, di servizi di integrazione, socializzazione e sostegno delle persone disabili gravi, attraverso l’attivazione del servizio di assistenza materiale di sostegno agli studenti disabili gravi, iscritti nelle scuole del comprensorio. L’azione messa in atto consisteva nella presa in carico materiale di 67 studenti, disabili gravi, in ambito scolastico, per un carico giornaliero complessivo di 268 ore, per tutta la durata dell’anno scolastico, compreso i rientri. Ad onor del vero, tale intervento – venuto meno in seguito alla nota MIUR 3390 del 30.11.2001, rispetto agli obiettivi di salute sociale quali socializzazione ed integrazione si è resa solo in parte funzionale ed efficace. Tali obiettivi, infatti, secondo la teoria strutturale sociologica, non si conseguono tanto in ambiti / istituzioni di tipo protetto (scuola, casa, centri di riabilitazione), nelle quali – di contro – si sperimentano le competenze sociali e relazionali, ma al di fuori dei contesti totali, nelle relazioni non preordinate, nelle relazionali occasionali e non riconducibili all’obbligo e alla cultura della responsabilità. L’integrazione consiste nell’assunzione di un ruolo e di uno status che non possano essere, in alcun modo, ricollegabili allo stigma di persona disabile, ma di una posizione sociale nella quale la diversa abilità possa esprimersi. Nei comprensori interni, talvolta, viene meno, tanto per intenderci, la semplice visibilità sociale, oltre che la titolarità ai diritti personali.

Ciò vale anche per i disabili gravi adulti, assistiti mediante l’attivazione del servizio di aiuto personale, per un carico annuale di 12.000 ore di servizio a domicilio, finalizzato alla cura sociale della persona (igiene, preparazione vitto, sistemazione alloggio, accompagno e disbrigo di pratiche), per un’utenza complessiva di 36 persone. Anche in questo caso, l’intervento appare parziale e non esaustivo dei bisogni espressi (trasporto, cura sanitaria e riabilitativa domiciliare, integrazione e socializzazione esogena). Parimenti, tale condizione sembra destinata ad aggravarsi, se non altro per via della previsione di incremento di disabilità, attestato dall’aumento esponenziale delle certificazioni di disabilità grave nel periodo 1999-2001.

III  3.2. Gli obiettivi di salute e di sistema (elencare gli obiettivi ritenuti prioritari per l’Area disabili)

OBIETTIVI DI SALUTE:

-    Cura della salute globale della personale disabile;

-    Integrazione e socializzazione della persona disabile;

-    Recupero delle abilità e competenze sociali della persona disabile.

OBIETTIVI DI SISTEMA:

-      Consolidamento e qualificazione del servizio di aiuto personale domiciliare alle persone disabili;

-      Consolidamento del servizio di assistenza sociale ed educativa, intrascolastica ed extrascolastica, a favore dei minori disabili in stato di gravità;

-    Definizione di strategie integrate volte a favorire la cura globale del disabile (sociale e sanitaria);

III  3.3. Azioni, strategie e progetti (compilare, e numerare progressivamente nell’ambito della stessa Area di bisogno, una scheda per ciascuna Azione, preferibilmente utilizzando lo schema riportato nella Guida )

Azione Disabili

Num.

Scheda: aiuto personale / assistenza domiciliare disabili gravi;

L’azione, di cui peraltro afferente ad un servizio già implementato da parte dell’EAS n. 5, consiste nella presa in carico domiciliare della persona disabile con certificazione in stato di gravità ai sensi della Legge 104/92. All’uopo si ricorrerà ad operatori sociali di primo livello (assistenti domiciliari), che dovranno aver maturato esperienza e/o formazione professionale adeguata alla funzione da svolgere e all’espletamento delle seguenti azioni di assistenza: cura della igiene della persona, ove necessario e richiesto, cura del micro-ambiente domestico, accompagno, compagnia, disbrigo di pratiche. L’offerta annuale dell’EAS, nella quota afferente alla capacità di spesa dello stesso ed esclusi le eventuali risorse a carico dell’utente, si attesta sulle 8.000 ore annuali presumibili, che potrà essere variato in aumento in proporzione alla disponibilità di risorse, così come richiamato dalla Legge 104/92. Il servizio sarà oggetto di regolamentazione di accesso. Referente del servizio sarà il responsabile del servizio sociale dell’EAS. L’azione sarà implementata dalla prima annualità del triennio di operatività del presente piano. Il servizio sarà gestito dall’EAS mediante l’ausilio operativo delle cooperative sociali e/o di altri organismi eroganti servizi alle persone. L’intervento, parimenti, si configura come intervento ad elevata integrazione sociale e sanitaria, al cui perfezionamento dovranno concorrere le seguenti azioni di collaborazione istituzionale:

-    Valutazione interprofessionale del bisogno, finalizzata alla misurazione socio-sanitaria del dl bisogno della persona disabile. L’azione si traduce nel concorso dell’azienda sanitaria locale di Teramo alla definizione dell’accesso al servizio, per la parte di competenza, e nella eventuale disposizione dell’ASL medesima di servizi complementari.

      Costo dell’azione, a carico EAS: a 8.000 h / annuali presumibili = € 120.000,00

Il costo è riferito agli oneri lordi derivanti dalla contrattualizzazione degli operatori sociali all’uopo destinati e da gli altri oneri gestionali a carico della società affidataria.

Azione Disabili

 

Num

 

Scheda: assistenza educativa per minori in situazione di disabilità grave;

2

L’azione consiste in forme di assistenza educativa di livello professionale a favore di soggetti disabili certificati e in condizione di gravità ai sensi della Legge 104/92, negli ambiti di vita quotidiana della persona disabili. L’azione potrà interssare anche ambiti in cui – di fatto – le risorse appaiono qualificate e di notevole entità quantitativa, traducendosi in assistenza professionale educativa relativamente agli spazi e alle competenze sociali cui il disabile, per le ragioni sopra esposte, tradizionalmente non occupa. La capacità di offerta dell’EAS, rispetto alla quota socio-assistenziale ed educativa, è prefissata in un monte ore annuale presumibile di h 33.300 annuali.

L’azione si traduce, in termini operativi, in interventi di assistenza person to person (tutoring), relativamente all’acquisizione delle abilità sociali necessarie al riconoscimento di ruoli e status diversi dallo stigma di persona disabile. Essa, parimenti, intende favorire azioni di sperimentazione sociale innovative, collegate alla totale partecipazione alla vita sociale e alla maggiore visibilità. In ambito scolastico, e relativamente alla scuola materna, elementare e media inferiore, essa si traduce in funzioni di supporto tecnico organizzativo alla scuola, relativamente all’integrazione tra il gruppo classe e dei pari della persona disabile, rispetto ai processi relazionali ed educativi, e non attiene alla gestione della cura materiale della persona disabile, né rappresenta forma succedanea alla docenza di sostegno, il cui capitolo è appendice del servizio educativo istituzionale. Parimenti, l’azione intende perseguire la global care della persona disabile, attraverso azioni di integrazione con il comparto sanitario.

Referente del servizio sarà il responsabile dell’EAS. L’azione sarà implementata dalla prima annualità del triennio di operatività del presente piano. Il servizio sarà gestito dall’EAS mediante l’ausilio operativo delle cooperative sociali e/o di altri organismi eroganti servizi alle persone.

 

Costo dell’azione, a carico EAS: 33.300 h/annuali presumibili = Euro 500.000,00

 

Il costo è riferito agli oneri lordi derivanti dalla contrattualizzazione degli operatori sociali all’uopo destinati e da gli altri oneri gestionali a carico della società affidataria.

 

 

Azione Disabili

Num.

Scheda: Centro diurno socio educativo per disabili medio/gravi

3

L’azione consiste nell’attivazione di una struttura semiresidenziale, intesa come centro di recupero sociale e come laboratorio delle abilità e competenze sociali della persona disabile medio/grave, finalizzata alla recupero diurna della stessa. Il centro sarà localizzato presso i locali rientranti nel patrimonio dell’EAS.
Il servizio – già attivato negli esercizi 2001 e 2002, continuerà ad essere gestito dall’ASL Teramo 106.

Il costo è riferito agli oneri lordi derivanti dalla concessione
in comodato gratuito dei locali del Centro, da parte del Comune di Teramo.

Costo annuale dell’azione a carico Eas n 5: Euro 15.000,00

L’Amministrazione comunale assume l’impegno di gestire il Centro Diurno socio-educativo a partire dalla 2° annualità del Piano di Zona subentrando alla gestione già attivata dalla ASL in base ad uno specifico finanziamento regionale per interventi socio-assistenziali. L’assunzione di tale impegno avverrà nel rispetto delle risorse finanziarie disponibili nel bilancio 2004 e seguenti per un ammontare presumibile di Euro 100.000,00.

 

III  4. AREA ANZIANI

III  4.1. Quadro di riferimento sociale (riportare dati e informazioni relativi alla condizione dell’anziano nell’Ambito Territoriale)

L’elemento caratterizzante l’area specifica è la consistenza quantitativa del target anziani, la consistenza delle famiglie anziani nucleari ed unipersonali a fronte di un’Offerta aggregata alquanto articolata che annovera l'impegno in materia sociale dell’ente locale (SAD, assistenza economica), dell’Azienda sanitaria (processo di cura sanitaria e ADI), della RSA/RA “De Benedictis”, di iniziative assistenziali di tipo privatistico (PrivatAssistenza – rete di franchising servizi alle persone), nonché di iniziative del volontariato.
Un dato, comunque, appare esemplificativo del potenziale disagio degli anziani del comprensorio comunale, derivante dalla disposizione urbanistica di Teramo, nella quale uno share > 30 % U risiede in piccole frazioni e/o in case sparse, in siti nei quali l’allocazione dei servizi (dopo un’attenta analisi ex post) è meno che proporzionale rispetto, ad esempio, alla massiccia allocazione di risorse sociali e sanitarie nelle zone della corona urbana.
A dimostrazione di quanto detto e secondo quanto attestato dal servizio sociale dell’EAS n.5 , ad oggi, l’Offerta di assistenza domiciliare anziani (SAD) compensa totalmente la Domanda formale, non riscontrandosi liste di attesa, né ricorso a servizi di tipo surrogati.
È – altresì – verosimile che l’universo anziani produce complementari richieste di servizi, afferenti all’area sociale (assistenza economica, invio presso R.A, trasporto) ed afferenti all’area sanitaria (cura, riabilitazione, RSA), la cui erogazione aggregata appare notevolmente inferiore agli indici di Domanda potenziale.

III  4.2. Gli obiettivi di salute e di sistema (elencare gli obiettivi ritenuti prioritari per l’Area anziani)

-      OBIETTIVI DI SALUTE:

-    Cura della salute globale della personale anziana;

- Integrazione e socializzazione della persona anziana;

-      OBIETTIVI DI SISTEMA:

- Consolidamento e qualificazione del SAD;

- Definizione di strategie integrate volte a favorire la cura globale dell’anziano;

III  4.3. Azioni, strategie e progetti (compilare, e numerare progressivamente nell’ambito della stessa Area di bisogno, una scheda per ciascuna Azione, preferibilmente utilizzando lo schema riportato nella Guida )

Azione Anziani

Num

Scheda: Servizio di assistenza domiciliare agli anziani (SAD)

1

L’azione, peraltro afferente ad un servizio già implementato da parte dell’EAS n. 5 consiste nella presa in carico domiciliare della persona anziana, di cui all’universo = U > 65 anni, in condizione di non autosufficienza e/o parziale autosufficienza, nonché di isolamento sociale. All’uopo si ricorrerà ad operatori sociali di primo livello (assistenti domiciliari), che dovranno aver maturato esperienza e/o formazione professionale adeguata alla funzione da svolgere e all’espletamento delle seguenti azioni di assistenza: cura della igiene della persona, ove necessario e richiesto, cura del micro-ambiente domestico, accompagno, compagnia, disbrigo di pratiche. L’offerta annuale dell’EAS, nella quota afferente alla capacità di spesa dello stesso ed esclusi le eventuali risorse a carico dell’utente, si attesta sulle 12.000 ore annuali presumbili, che potrà essere variata in proporzione alla disponibilità di risorse e alla consistenza delle risorse in entrata favorite dall’utenza. Referente del servizio sarà il responsabile del servizio sociale dell’EAS. L’azione sarà implementata dalla prima annualità del triennio di operatività del presente piano. Il servizio sarà gestito dall’EAS mediante l’ausilio operativo delle cooperative sociali e/o di altri organismi eroganti servizi alle persone. Il servizio si configura come prestazione a domanda individuale.

Costo dell’azione, a carico EAS: 12.000 h / annuali presumibili = Euro 179.600,00

Il costo è riferito agli oneri lordi derivanti dalla contrattualizzazione degli operatori sociali all’uopo destinati e da gli altri oneri gestionali a carico della società affidataria.

 

Azione Anziani

Num.

Scheda: Servizio di assistenza residenziale per anziani ed indigenti inabili al lavoro: integrazione rette RA / RSA

2

Il servizio si configura come fonte di integrazione delle rette dovute a RA e RSA, relativamente alla quota socio-assistenziale, nel caso in cui l’anziano e/o l’indigente inabile al lavoro, ricoverato presso le strutture sopra citate, non sia in condizione di farvi fronte, esclusi i casi nei quali l’integrazione può essere garantita / integrata da altri soggetti. Referente dell’area sarà il responsabile del servizio sociale professionale dell’EAS n. 5. L’azione sarà implementata nel primo esercizio del triennio di operatività del presente Piano.

Costo dell’azione, a carico EAS: = Euro 313.500,00

Azione Anziani

Num.

Scheda: Centro di aggregazione sociale per anziani;

3

Il servizio si traduce nell’attivazione di un Centro di aggregazione sociale per anziani autosuffcienti, che funga da polo di aggregazione delle persone in terza età, nonché come momento di riattivazione delle abilità sociali. Sono previste attività ludico ricreative, informatiche, artistiche artigianali, quali lavorazioni in poliuretano, in materiali leggeri, introduzione all’uso dell’hardware e dei principali softwares. Il Centro sarà aperto di norma nell’arco pomeridiano con un’articolazione dell’orario e dei giorni che verranno successivamente stabiliti. Il servizio prevede l’accesso di n. 20 utenti. Referente del servizio sarà il responsabile dell’Ufficio di servizio sociale.
Il servizio sarà attivato solo nel caso in cui l’Amministrazione riuscirà ad avere in disponibilità adeguati locali, che consentano l’erogazione dell’azione.

Costo dell’azione, a carico EAS: = Euro 40.000,00

III  5. AREA SOCIO-ASSISTENZIALE

III  5.1 Quadro di riferimento sociale (dati e informazioni relativi alla situazione di partenza della specifica Area di bisogno)

L’ambito n. 5 è uno dei comprensori nel quale, anche secondo i dati del Rapporto intermedio 2001, a cura della Regione Abruzzo, si registra la maggiore consistenza potenziale di carico sociale. Nella fattispecie, nel periodo 1999-2001, la Domanda aggregata di servizi ha superato la capacità di Offerta dell’Ente gestore, nelle varie aree di pertinenza. Parimenti, l’implementazione del segretariato sociale che ha svolto funzioni di servizio sociale di tipo professionale e funzioni tipiche quali monitoraggio dei bisogni e documentazione valutazione di esito delle azioni poste in essere, ha avuto un ruolo strategico in termini di pianificazione, attuazione e monitoraggio del sistema di local welfare.

Di seguito, si espongono alcuni dati circa i carichi di domanda del servizio sociale professionale:

-    60 domande di accesso al SAD;

-    50 domande di accesso al servizio di aiuto personale;

-    220 di assistenza economica;

      presa in carico minori di cui alla Legge 184/183 e 150 casi TdM;

-    30 domande di accesso ADM;

-      monitoraggio dei servizi e documentazione;

-      Informazione;

-    erogazione del segretariato sociale;

-    adozione nazionale ed internazionale;

-    Affido familiare;

-    50 domande di ammissione RA/RSA;

-    Supporto e verifica delle azioni di mediazione familiare e di mediazione interculturale;

-    Supporto e verifica delle azioni di cui al Centro di socializzazione per adolescenti;

-    Azioni di erogazione assegni di maternità;

-    Azioni di erogazione di assegni familiari;

-    supervisioni tecnico-organizzative;

-    azioni di integrazione informali con le istituzioni del sistema di rete.

Parimenti, ogni azione/domanda produzione le seguenti fasi operative:

1.      Accettazione / accoglienza utente;

2.      Informazione;

3.      Accertamento di servizio sociale (visita domiciliare, relazione di servizio sociale);

4.      Valutazione/ supervisione del caso, alla presenza del coordinatore dei servizi sociali;

5.   Accesso / diniego al servizio (relazione);

6.   Valutazione e monitoraggio esito servizio.

Relativamente alla composizione dell’organico dell’EAS, oltre alla presenza del Dirigente, che sovraintende anche ai Servizi Sociali, si rilevano: 1 Responsabile sezione attività sociali (profilo: funzionario), 5 assistenti sociali (di cui 1 part-time), 1 sociologo consulente, 2 istruttori amm.vi;

Da quanto sopra esposto, risulta evidente che, per le funzioni e le attività da svolgere quotidianamente, l’organico del servizio sociale risulta essere sensibilmente insufficiente.

È di tutta evidenza che, in relazione alle azioni innovativo-strategiche che l’EAS n. 5 intende implementare, l’organico dovrà essere necessariamente e congruamente potenziato.

III  5.2. Gli obiettivi di salute e di sistema (elencare gli obiettivi ritenuti prioritari per la specifica Area di bisogno)

OBIETTIVI DI SALUTE:

-    Cura della salute globale della persona;

OBIETTIVI DI SISTEMA:

-      Consolidamento e qualificazione dell’Ufficio di servizio sociale e del segretariato sociale;

-    Definizione di strategie integrate volte a favorire la cura globale dell’utente;

III  5.3. Azioni, strategie e progetti (compilare, e numerare progressivamente nell’ambito della stessa Area di bisogno, una scheda per ciascuna Azione, preferibilmente utilizzando lo schema riportato nella Guida )


 

Azione servizio sociale professionale e segretariato sociale

Num.

Scheda: servizio sociale professionale e segretariato sociale

 

L’azione consiste nel consolidamento del servizio sociale professionale e delle funzioni di segretariato sociale da parte dell’EAS, che assicuri la presa in carico globale della persona in stato di disagio, l’attivazione di strategie di partecipazione dell’utenza alla definizione dei bisogni e dei servizi socio-assistenziali, il monitoraggio dei bisogni inespressi, la valutazione di impatto dei servizi medesimi, l’impulso del sistema di rete istituzionale, la composizione degli organi integrati sopra menzionati e finalizzati ad una diversa e più approfondita pianificazione dei servizi alla persona. L’azione si traduce con il ricorso a risorse umane professionali e sociali, quali – oltre al Dirigente che sovraintende anche i servizi sociali - 1 Responsabile sezione attività sociali, 1 sociologo consulente con funzioni di supervisione operativa e con funzioni di ausilio professionale al sistema di cui alle azioni sopra menzionate e relative all’istituzione di équipe interprofessionali integrate, 4 assistenti sociali, di cui 1 part-time. L’azione, parimenti, si configura come afferente ad area ad elevata integrazione socio-sanitaria, per il cui funzionamento è necessaria l’implementazione di un sistema integrato su larga scala, che coinvolga tutti gli enti di cui al GdP del presente ambito.

Costo annuale azione (comprensivo di Euro 170.000,00 relativi agli oneri per il personale dipendente) Euro 182.000,00

SEZIONE IV – IL SISTEMA DI OFFERTA

IV  1. I livelli essenziali di assistenza (descrivere l’articolazione complessiva dei servizi ed interventi rientranti nei LIVEAS. Compilare le schede/azione solo per i servizi ed interventi non descritti nella Sez. III)

a)   Descrizione articolazione LIVEAS

-           1. Servizio sociale professionale;

-           2. Segretariato sociale;

-           3. Assistenza domiciliare anziani, disabili, minori in stato disagio;

-           4. Centro semiresidenziale socio-educativo per disabili medio/gravi;

-           5. Centro di aggregazione sociale per anziani

b)  Schede LIVEAS

L’azione consiste nel consolidamento del servizio sociale professionale e delle funzioni di segretariato sociale da parte dell’EAS, che assicuri la presa in carico globale della persona in stato di disagio, l’attivazione di strategie di partecipazione dell’utenza alla definizione dei bisogni e dei servizi socio-assistenziali, il monitoraggio dei bisogni inespressi, la valutazione di impatto dei servizi medesimi, l’impulso del sistema di rete istituzionale, la composizione degli organi integrati sopra menzionati e finalizzati ad una diversa e più approfondita pianificazione dei servizi alla persona.

L’azione si traduce con il ricorso a risorse umane professionali e sociali, quali – oltre al Dirigente che sovraintende anche i servizi sociali - 1 Responsabile sezione attività sociali, 1 sociologo consulente con funzioni di supervisione operativa e con funzioni di ausilio professionale al sistema di cui alle azioni sopra menzionate e relative all’istituzione di équipe interprofessionali integrate, 5 assistenti sociali, di cui 1 part-time.

L’azione, parimenti, si configura come afferente ad area ad elevata integrazione socio-sanitaria, per il cui funzionamento è necessaria l’implementazione di un sistema integrato su larga scala, che coinvolga tutti gli enti di cui al GdP del presente ambito.

L’azione, peraltro afferente ad un servizio già implementato da parte dell’EAS n. 5 consiste nella presa in carico domiciliare della persona anziana, di cui all’universo = U > 65 anni, in condizione di non autosufficienza e/o parziale autosufficienza, nonché di isolamento sociale. All’uopo si ricorrerà ad operatori sociali di primo livello (assistenti domiciliari), che dovranno aver maturato esperienza e/o formazione professionale adeguata alla funzione da svolgere e all’espletamento delle seguenti azioni di assistenza: cura della igiene della persona, ove necessario e richiesto, cura del micro-ambiente domestico, accompagno, compagnia, disbrigo di pratiche. L’offerta annuale dell’EAS, nella quota afferente alla capacità di spesa dello stesso ed esclusi le eventuali risorse a carico dell’utente, si attesta sulle 12.000 ore annuali presumbili, che potrà essere variata in proporzione alla disponibilità di risorse e alla consistenza delle risorse in entrata favorite dall’utenza. Referente del servizio sarà il responsabile del servizio sociale dell’EAS. L’azione sarà implementata dalla prima annualità del triennio di operatività del presente piano. Il servizio sarà gestito dall’EAS mediante l’ausilio operativo delle cooperative sociali e/o di altri organismi eroganti servizi alle persone. Il servizio si configura come prestazione a domanda individuale.

L’azione, di cui peraltro afferente ad un servizio già implementato da parte dell’EAS n. 5, consiste nella presa in carico domiciliare della persona disabile con certificazione in stato di gravità ai sensi della Legge 104/92. All’uopo si ricorrerà ad operatori sociali di primo livello (assistenti domiciliari), che dovranno aver maturato esperienza e/o formazione professionale adeguata alla funzione da svolgere e all’espletamento delle seguenti azioni di assistenza: cura della igiene della persona, ove necessario e richiesto, cura del micro-ambiente domestico, accompagno, compagnia, disbrigo di pratiche. L’offerta annuale dell’EAS, nella quota afferente alla capacità di spesa dello stesso ed esclusi le eventuali risorse a carico dell’utente, si attesta sulle 8.000 ore annuali presumibili, che potrà essere variato in aumento in proporzione alla disponibilità di risorse, così come richiamato dalla Legge 104/92. Il servizio, che si configura come prestazione a domanda individuale, sarà oggetto di regolamentazione di accesso. Referente del servizio sarà il responsabile del servizio sociale dell’EAS. L’azione sarà implementata dalla prima annualità del triennio di operatività del presente piano. Il servizio sarà gestito dall’EAS mediante l’ausilio operativo delle cooperative sociali e/o di altri organismi eroganti servizi alle persone. L’intervento, parimenti, si configura come intervento ad elevata integrazione sociale e sanitaria, al cui perfezionamento dovranno concorrere le seguenti azioni di collaborazione istituzionale:

Valutazione interprofessionale del bisogno, finalizzata alla misurazione socio-sanitaria del bisogno della persona disabile. L’azione si traduce nel concorso dell’azienda sanitaria locale di Teramo alla definizione dell’accesso al servizio, per la parte di competenza, e nella eventuale disposizione dell’ASL medesima di servizi complementari.

L’azione consiste nella presa in carico domiciliare del minore in situazione di disagio conclamato, a carico di operatori socio-educativi di tipo professionale ed è finalizzato al superamento della condizione da cui si origina l’intervento. L’azione si pianifica in collaborazione con i servizi sanitari dell’ASL Teramo e in integrazione con il Tribunale dei minorenni, relativamente a minori segnalati al medesimo. L’ASL concorre alla definizione delle seguenti azioni: diagnosi psicologiche e neuropsichiatriche, predisposizione di piani socio-riabilitativi, anche attraverso la disposizione di figure sanitario-riabilitative quali terapisti d.r.ed occupazionali e logopedisti. Il servizio sarà gestito dall’EAS mediante l’ausilio operativo delle cooperative sociali e/o di altri organismi eroganti servizi alle persone. La capacità di offerta dell’EAS, rispetto alla quota socio-assistenziale ed educativa, è prefissata in un monte ore annuale di h 3.140 annuali presumibili. Referente del servizio sarà il responsabile del servizio sociale dell’EAS. L’azione sarà implementata dalla prima annualità del triennio di operatività del presente piano. La fase operativa consiste nell’instaurazione di relazione di aiuto a favore del minore/utente e nel sostegno sociale ed educativo, intesi come prestazione a domanda individuale.

L’azione consiste nell‘attivazione di una struttura semiresidenziale, intesa come centro di cura sociale e come laboratorio delle abilità e competenze sociali della persona disabile medio/grave, finalizzata alla cura diurna della stessa. Il centro sarà localizzato presso i locali rientranti nel patrimonio dell’EAS.

Il servizio – già attivato negli esercizi 2001 e 2002, continuerà ad essere gestito dall’ASL Teramo 106

Il servizio si traduce nell’attivazione di un Centro di aggregazione sociale per anziani autosuffcienti, che funga da polo di aggregazione delle persone in terza età, nonché come momento di riattivazione delle abilità sociali. Sono previste attività ludico ricreative, informatiche, artistiche artigianali, quali lavorazioni in poliuretano, in materiali leggeri, introduzione all’uso dell’hardware e dei principali softwares. Il Centro sarà aperto fino a un massimo di 300 giorni l’anno, di norma dalle ore 14.00 alle ore 19.00, dal lunedì al sabato. Il servizio prevede l’accesso di n. 20 utenti e sarà attivato a partire dal secondo semestre dell’anno 2003. Referente del servizio sarà il responsabile dell’Ufficio di servizio sociale.

Il servizio sarà attivato solo nel caso in cui l’Amministrazione riuscirà ad avere in disponibilità adeguati locali, che consentano l’erogazione dell’azione.

IV  2. La valutazione professionale e interprofessionale del bisogno (descrivere le eventuali iniziative previste)

La valutazione professionale ed interprofessionale si consegue mediante azioni strategiche endogene al sistema erogatore ed azioni esogene, quali:

-      Supervisione tecnico-organizzativa e professionale degli operatori, con la si discute delle azioni operative da porre in essere rispetto alla casistica;

-      Supervisione relativamente alla gestione dei vissuti e all’elaborazione degli stessi in ordine alla presa in carico della casistica; .

IV  3. Il lavoro sociale per progetti personalizzati (descrivere le eventuali iniziative previste per assicurare la progressiva attuazione della metodologia di lavoro per progetti personalizzati)

Il lavoro sociale per progetti personalizzati attiene al contesto complessivo delle azioni poste in essere dall’EAS, rispetto ai servizi erogati. Nella fattispecie, esso si realizza nella presa in carico individuale di utenti in stato di disagio ed è subordinato alla valutazione tecnico-professionale dello gruppo di lavoro dell’EAS e degli organismi integrati sopra menzionati. Nella fattispecie, la personalizzazione degli interventi afferisce alle seguenti sub-azioni:

-    Valutazione del bisogno sociale dell’utente;

-    Valutazione interprofessionale ed integrata dei bisogni dell’utente;

-    Definizione delle strategie di intervento operative;

-      Predisposizione del piano di intervento;

-    Azione di assistenza sociale e socio-sanitaria;

-    Verifica di esito;

-      Riformulazione delle strategie assistenziali.

IV  4. La rete dei servizi e delle collaborazioni (descrivere le iniziative previste e le eventuali spese di attuazione)

Il sistema di rete dei servizi e delle collaborazioni sarà costituita dai seguenti organismi:

-    Ente ambito sociale, erogatore dei servizi socio-assistenziali;

-    Azienda sanitaria locale n. 106 Teramo, relativamente alle aree ad elevata integrazione;

-    Direzioni didattiche, relativamente alle funzioni di supporto tecnico-amministrativo, per i gradi inferiori di scuola, di cui al D.Lgs 112/98, art. 139, comma c) e relativamente alle competenze in area di assistenza materiale di sostegno agli studenti disabili e alle sinergie operative finalizzate alla presa in carico globale dei minori in stato di disagio;

-    Provincia di Teramo, relativamente alle funzioni di cui all’art. 7 della Legge 328/2000 e relativamente all’eventuale implementazione di azioni innovative e ad area vasta;

-    TdM, relativamente all’esperimento di azioni funzionali alla tutela del minore;

IV  5. La comunicazione sociale e la Carta per la cittadinanza sociale (descrivere le iniziative previste e le eventuali spese di attuazione)

L’EAS n. 5 ha già prodotto, pur se non formalizzata, nel corso del primo biennio di attuazione del PdZ, la Carta dei servizi socio-assistenziali, inteso come strumento di comunicazione metodologico rispetto agli indicatori e standard degli interventi posti in essere. Parimenti, l’EAS n. 5 ha attivato altre iniziative di comunicazione istituzionale, quali conferenze stampa, comunicati stampa, convegni, pubblicazioni tecnico-scientifiche in area sociale. Relativamente all’implementazione di uno stabile sistema di comunicazione sociale, la presente pianificazione intende promuovere azioni strutturate di comunicazione istituzionale;

Costo annuale dell’azione: Euro 4.970,00

IV  6. La formazione degli operatori (descrivere le iniziative previste e le eventuali spese di attuazione)

La formazione ed aggiornamento degli operatori socio-assistenziali di primo livello e professionali si consegue attraverso l’attivazione diretta dell’EAS, con il concorso istituzionale della Provincia di Teramo.

Costo annuale dell’azione: -

IV  7. La valutazione e il sistema di qualità (descrivere le iniziative previste e le eventuali spese di attuazione)

SEZIONE V – IL QUADRO DELLE RISORSE FINANZIARIE E DELLE SPESE

V   1. La politica locale della spesa (descrivere i criteri generali di definizione del sistema entrate/spese del PdZ)

Il sistema di copertura del Piano di zona dei servizi sociali dell’ambito sociale n.5, considerandola complessa articolare degli interventi, necessita di un notevole impegno di risorse proprie dell’EAS medesimo. Nella fattispecie, il consolidamento dei servizi e la previsione di nuove aree di intervento – di fatto – impegna l’EAS n.5 ad un massiccio impiego di risorse proprie, sempre in attesa della predisposizione del Regolamento di accesso unitario che potrebbe produrre 2 effetti: contrazione della domanda di servizio d incremento risorse in entrata.

V   2. I criteri di ripartizione della spesa (indicare gli specifici criteri utilizzati per il riparto della spesa tra i diversi soggetti partecipanti al PdZ))

La metodologia di ripartizione / imputazione della spesa globale sarà la seguente:

1.   EAS = 70 % del Costo globale (risorse proprie);

2.   FINANZA DERIVATA (FNPS + FSR) = 30 %

V   3. Il quadro generale delle entrate e delle spese previste (compilare, per ciascuna annualità del PdZ, i quadri 1 e 2 relativi alle entrate ed alle spese di ogni esercizio finanziario, ed il quadro 3 concernente il riepilogo generale dell’intero triennio di riferimento del PdZ)

3 – QUADRO RIEPILOGO GENERALE

A – Entrate

Oggetto

2003

2004

2005

Tot. triennio

Quota FNPS per il PdZ (B1)

277.375,26

277.375,26

277.375,26

832.125,78

Cofinanziamento quota B1 FNPS

722.624,74

722.624,74

722.624,74

2.167.874,22

Quota FNPS gestione associata (B2)

 

 

 

 

Quota FSR (A1)

199.000,00

199.000,00

199.000,00

597.000,00

Cofinanziamento quota A1 FSR

415.170,00

415.170,00

415.170,00

1.245.510,00

Altre entrate

-

-

-

-

Totali anno

1.614.170,00

1.614.170,00

1.614.170,00

4.842.510,00

 

B – Spese

Oggetto

2003

2004

2005

Tot. triennio

Livelli essenziali di assistenza

897.200,00

897.200,00

897.200,00

2.691.600,00

Altri servizi ed interventi

712.000,00

712.000,00

712.000,00

2.136.000,00

Azioni di supporto

4.970,00

4.970,00

4.970,00

14.910,00

Totali anno

1.614.170,00

1.614.170,00

1.614.170,00

4.842.510,00

SEZIONE VI – ALLEGATI

(elencare, riportandone gli estremi, i documenti allegati al PdZ in forma cartacea)

      Ordinanze del Sindaco giusta prot.nn.553/AS-568/AS-605/AS rispettivamente del 17.10.2002-25/10/2002-11.11.2002 relative all’Avvio del processo programmatorio ed alle nomine del Gruppo di Piano;

      Schema analisi valutazione precedente programmazione;

      Rapporto di analisi;

      Ordinanza n. 739/AS dell’8.01.2003 di approvazione del Sindaco del Rapporto di analisi;

      Proposte delle parti sociali;

      Accordo di Programma sottoscritto con ASL e Provincia;

      Piano di Zona dei servizi sociali (ambito n.5);

      Piattaforma Sindacale.


ALLEGATO “B”

ACCORDO DI PROGRAMMA PER L’ADOZIONE DEL PIANO DI ZONA NELL’AMBITO N. 5 “TERAMO”

Tra

-      L’Amministrazione comunale di Teramo(EAS n. 5);

-    L’Azienda Unità Sanitaria Locale di Teramo (ASL n. 106);

-    La Provincia di Teramo;

Per
l’adozione del Piano di Zona dell’Ambito Sociale n. 5 “Teramo” in applicazione dell’art. 19, comma 2, legge 8 novembre 2000 n. 328 -“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”- pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2000 – Supplemento ordinario n. 186 e della Delib. C.R. n. 69/8 del 26 giugno 2002 “Adozione del Piano sociale Regionale 2002-2004 della Regione Abruzzo”.

PREMESSA

-    il Comune è l’Ente titolare delle funzioni amministrative relative ai settori organici dei servizi alla persona e alla comunità, ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 267/2000.

-    il disposto dell’art. 34 TUEL (D. Lgs 267/2000), consente che amministrazioni statali ed altri soggetti pubblici sottoscrivano accordi di programma “… per la definizione e l’attuazione di opere, di interventi o di programmi di intervento che richiedono, per la loro completa realizzazione” l’azione d’intervento coordinato”.

-    l’art. 19 della legge 328/2000, al comma 2, prevede l’adozione del piano di zona attraverso accordo di programma.

-    l’articolo 19, 3° comma, della legge 328/2000 include tra i firmatari dell’accordo “i soggetti di cui all’articolo 1, comma 4, e all’articolo 10, che attraverso l’accreditamento o specifiche forme di concertazione concorrono, anche con proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali previsto nel piano”.

-    il Consiglio Regionale d'Abruzzo, con deliberazioni n. 59/5 del 19 marzo 2002, e n. 72/22 del 16 luglio 2002, ha approvato la nuova articolazione degli ambiti territoriali sociali ai sensi della legge 328/2000, apportando parziali modifiche alla zonizzazione approvata con L.R. n. 22 del 1998.

-    il Consiglio Regionale, con deliberazione n. 69/8 del 26 giugno 2002, pubblicata sul BURA n. 12 straord. del 26 luglio 2002, ha approvato il Piano sociale 2002-2004, ai sensi dell’art. 18 della legge 328/2000;

-    la Giunta Regionale d’Abruzzo, con atto n. 804 del 27 settembre 2002, pubblicato sul BURA del 18 ottobre 2002 numero 140 speciale, ha approvato la "Guida per la predisposizione e approvazione del Piano di zona dei servizi sociali";

-    l’articolo 1 della legge 328/2000, rubricato “Principi generali e finalità” recita:

-    “La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza del reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione”.

INIZIATIVA

Il Comune di Teramo (EAS n. 5), quale ente procedente, ha assunto l’iniziativa per ricevere la disponibilità degli altri soggetti costituente il sistema di rete socio-sanitario a sottoscrivere specifico Accordo circa l’adozione del Piano di Zona anni 2003/2005 dell’Ambito Sociale n. 5 “Teramo” e degli strumenti per la sua attuazione.

Ai fini di quanto sopra esposto, L’iter formativo del PdZ ha superato le seguenti fasi:

-    Ordinanza del Sindaco di Teramo: avvio del processo programmatorio (ordinanze del 17.10.2002, 25.10.2002 e 11.11.2002, giusta protocolli 553/as, 568/as e 605 a/s) e nomina del Gruppo di Piano secondo il seguente elenco:

- Assessore alle Politiche sociali del Comune di Teramo;

- Funzionario Attività Sociali VI Settore;

-    2 Assistenti Sociali in organico al Comune di Teramo;

- Sociologo consulente Comune di Teramo;

-    1 Rappresentante ASL Teramo (Profilo: Dirigente);

-    1 Rappresentante Centro Servizi Amministrativi – Teramo;

-    1 Rappresentante Provincia di Teramo;

-    1 Rappresentante Prefettura di Teramo;

-    1 Rappresentante sindacato confederale C.I.S.L.;

-    1 Rappresentante sindacato confederale C.G.I.L.;

-    1 Rappresentante sindacato confederale U.I.L.;

-    1 Rappresentante sindacato autonomo FE.NA.L.;

-    1 Rappresentante terzo settore “Coop. Filadelfia”;

-    1 Rappresentante terzo settore “Coop. Il Sorriso”;

-    1 Rappresentante terzo settore “Coop. Florence”;

-    1 Rappresentante terzo settore “Consorzio Prisma”;

-    1 Rappresentante terzo settore “Consorzio Futura”;

-    1 Rappresentante “Confcooperative”;

-    1 Rappresentante”Lega Cooperative”;

-    1 Rappresentante “U.N.C.I.”;

-    1 Rappresentante “A.G.C.I.”

-    1 Rappresentante “A.N.F.A.S.S.”;

-    1 Rappresentante Associazioni volontariato e no-profit “Croce Rossa Italiana”;

-    1 Rappresentante Associazioni volontariato e no-profit “C.S.V.”;

-    1 Rappresentante Associazioni volontariato e no-profit “Solidarietà-Mani Tese”;

-    1 Rappresentante Associazioni volontariato e no-profit “ANFE”;

-    1 Rappresentante Associazioni volontariato e no-profit “Caritas”;

-    1 Rappresentante Tribunale dei Minori;

-    2 Rappresentanti del Ministero di Giustizia (Settore Adulti - Settore Minori);

-      “Conferenza dei servizi, finalizzata alla concertazione con le parti sociali, tenutasi il giorno 23.10.2002, finalizzata all’analisi del sistema di local welfare, nonché al monitoraggio delle volontà istituzionali dei singoli enti / organismi partecipanti, circa l’adesione al modello integrato e partecipato di benessere locale. Nella fattispecie, alla prima riunione di concertazione sono stati invitati i seguenti soggetti e organismi:

- Assessore affari sociali;

- Dirigente VI Settore;

- Sociologo consulente esterno;

- Assessore politiche sociali della Provincia di Teramo;

- Responsabile servizi sociali della Provincia di Teramo;

-    2 assistenti sociali del Ministero di Giustizia (CSSA Pescara – USMM L’Aquila);

- Rappresentante coop. sociale “Filadelfia”;

- Rappresentante coop. sociale “Il Sorriso”;

- Rappresentante coop. sociale “Florence”;

-    2 Rappresentanti SPI/CGIL Teramo;

-    2 Rappresentanti CISL Teramo;

- Rappresentante sindacato autonomo Fe.Na.L.

- Rappresentante Croce rossa Italiana;

- Rappresentante ASL Teramo;

-    2 Rappresentanti Questura di Teramo;

- Rappresentante Centro Servizi Amministrativi (CSA);

- Rappresentante ANFE (Associazione nazionale famiglie emigranti);

- Rappresentante Confcooperative;

- Rappresante Centro servizi volontariato Teramo (CSV);

- Rappresentante Consorzio “Prisma”;

-    3 Rappresentanti Ufficio attività sociali.

Relativamente alla prima riunione di concertazione, l’Assessore agli Affari Sociali ha aperto i lavori esplicando l’iter formativo del Pdz e le finalità specifiche delle azioni di concertazione sociali. Successivamente, il Sociologo consulente ha relazionato circa le azioni propedeutiche da porre in essere per la realizzazione del PdZ, nonché circa l’analisi sintetica del sistema di welfare erogato dall’EAS n. 5.

La rappresentante CSA ha ribadito le difficoltà dell’Amministrazione scolastica a fare fronte alle nuove competenze in materia di assistenza materiale agli alunni disabili. Da più parti, sono state avanzate richieste circa l’attivazione di case-famiglie per minori in stato di disagio / allontanamento, nonché il bisogno conclamato di assistenza domiciliare ai minori in stato di difficoltà socio-individuale. I rappresentanti sindacali hanno espresso unanime volontà circa l’incremento dei servizi appannaggio delle persone anziane, relativamente al perfezionamento dell’accesso ai servizi medesimi ed, infine, hanno richiesto espressamente l’applicazione, nelle procedure di affidamento, dei CCNL cooperative sociali.

La Provincia ribadisce la volontà di sostegno, anche in fase operativa, degli ambiti territoriali, in linea con quanto asseverato dal Piano sociale regionale e come da nota n. 119505 della Provincia di Teramo, pervenuta a questo Ente in data 20.12.2002 con prot. n. 58309, con la quale si impegna ad attivare i seguenti interventi:

1.   analisi, raccolta ed elaborazione e restituzione delle informazioni sui bisogni e sulle risorse disponibili sia in collaborazione con i Comuni e con gli altri soggetti istituzionali sia attraverso indagini dirette sul territorio;

2.   analisi dell’offerta assistenziale pubblica e/o privata con individuazione della criticità del sistema e proposte di possibili soluzioni anche in relazione agli interventi di “area vasta” tramite azioni concertate;

3.   attività di monitoraggio e valutazione degli interventi compresi nei Piani di Zona; supporto al percorso di monitoraggio e valutazione sullo stato di attuazione del Piano di Zona e sul grado di raggiungimento dei risultati programmati definito dall’Ente d’Ambito Sociale all’interno del Piano stesso;

4.   attività di formazione ed aggiornamento rivolta agli operatori di primo livello e agli operatori professionali dei servizi sociali pubblici e del privato sociale.

Nel corso della seduta di concertazione, il Dirigente VI Settore, del Comune di Teramo ai sensi dell’ordinanza di avvio del processo programmatorio ha esposto la composizione quantitativa dell’organo di programmazione operativo (GdP).

Contestualmente, gli organismi sindacali hanno espresso la propria volontà a partecipare anche in ambito GdP, al fine di poter concorrere, anche operativamente, alla stesura del Piano di zona.

-    Gruppo di Piano n. 1 del 30.10.2002, nel corso del quale si è proceduto ad ottemperare le seguenti azioni di programmazione:

- Illustrazione analitica del sistema di welfare di ambito, a cura del sociologo consulente;

-    Analisi della precedente programmazione, sulla base della comparazione metodologica tra gli obiettivi di sistema e di salute prefissati nel PdZ – Punto 3 – 2000/2001 e gli esiti di sistema prodotti;

-    Analisi delle risorse sociali, sanitarie, educative, culturali implementate ed operanti (domiciliate) nel comprensorio di riferimento, anche attraverso l’ausilio di specifico studio prodotto dalla Provincia di Teramo, nell’ambito dell’incontro domanda / offerta di lavoro di cui ai Por Abruzzo;

- Rapporto socio-demografico, circa l’analisi quali-quantitativa della composizione demografica, degli indicatori di carico sociali, dell’andamento dei flussi disaggregati, degli indicatori di variabilità sociale.

-    Gruppo di Piano n. 2 del 07.11.2002, nel quale è stata discussa l’analisi della priorità di area / bisogno, anche sulla base del Rapporto di analisi, conseguente all’esposizione di cui al punto precedente, integrato dagli interventi dei componenti il GdP. Contestualmente, sono state analizzate le variabili di sistema afferenti alla relazione obbligatoria circa i seguenti indicatori:

-    risorse finanziarie presunte a disposizione e/o da investire in area sociale da parte degli enti in GdP;

-    bisogni sociali del comprensorio;

-    livelli di integrazione necessari all’implementazione del Global care;

- definizione delle priorità ed analisi dei modelli operativi propedeutici al loro conseguimento.

-    Gruppo di Piano n. 3 del 11.11.2002, nel quale sono state vagliate le ipotesi di priorità di intervento sociale, nonché i componenti il GdP hanno avanzato ipotesi progettuali di tipo integrativo, volti a perfezionare il sistema di welfare globale. Tra queste, l’attivazione del servizio di teleassistenza, nonché l’attivazione di una struttura semiresidenziale e diurna per anziani autosufficienti, come strategia di risocializzazione delle persone di cui ai cluster 60-74 e > 75 anni.

-    Gruppi di Piano nn. 4 e 5 del 15.11.2002 e 21.11.2002 nel corso dei quali l’Amministrazione, sulla base di un’attenta analisi finanziaria e sulla base del sistema di servizi erogati, ha proposto la politica globale di intervento in materia socio-assistenziale, per il triennio 2003-2005. In tale ipotesi operativa, l’Amministrazione intende assicurare continuità operativa ai servizi già implementati, nonché pianificare il sistema erogatorio, attraverso l’introduzione di meccanismi correttivi, soprattutto rispetto alle prestazioni a domanda individuale e l’applicazione del modello ISEE.

-    Riunione di concertazione sindacale del 16.12.2002, nel corso della quale è stata raggiunta l’intesa circa la sottoscrizione della piattaforma di concertazione sindacale, siglata dall’EAS n. 5, dalla CGIL, dalla CISL, dalla Diccap-Fenal (sindacato autonomo) e dalla UIL;

-    Gruppi di Piano nn. 6 e 7 del 5.12.2002 e del 18.12.2002, nel corso dei quali è stata definita la stesura – in concertazione con le parti sociali – del Piano di zona;

-    Gruppo di Piano n. 8 del 15.01.2003 (conclusivo), nel corso del quale l’Amministrazione ha proposto al GdP la bozza definitiva del Piano di zona.

Le parti, come sopra costituite, concordano quanto segue

ART. 1

La premessa è parte integrante dell’accordo e vale quale patto.

ART. 2
Campo di Applicazione dell'accordo

L’Accordo di Programma è finalizzato all’adozione del Piano di Zona dell’ambito n. 5 “Teramo”, che si allega al presente atto sotto la lettera “A” per costituirne parte integrante e sostanziale.

ART. 3
Impegni dei Soggetti Firmatari

L'attuazione del contenuto del presente Accordo avviene ad opera dei singoli soggetti firmatari i quali si impegnano espressamente a svolgere i compiti loro affidati secondo le modalità previste dall’Accordo stesso, nell’allegato Piano di Zona e, per la Provincia di Teramo, relativamente agli interventi appresso specificati di cui alla nota in premessa riportata:

1.   analisi, raccolta ed elaborazione e restituzione delle informazioni sui bisogni e sulle risorse disponibili sia in collaborazione con i Comuni e con gli altri soggetti istituzionali sia attraverso indagini dirette sul territorio;

2.   analisi dell’offerta assistenziale pubblica e/o privata con individuazione della criticità del sistema e proposte di possibili soluzioni anche in relazione agli interventi di “area vasta” tramite azioni concertate;

3.   attività di monitoraggio e valutazione degli interventi compresi nei Piani di Zona; supporto al percorso di monitoraggio e valutazione sullo stato di attuazione del Piano di Zona e sul grado di raggiungimento dei risultati programmati definito dal Comune di Teramo (EAS) all’interno del Piano stesso;

4.   attività di formazione ed aggiornamento rivolta agli operatori di primo livello e agli operatori professionali dei servizi sociali pubblici e del privato sociale.

ART. 4
Responsabilità

Nella determinazione degli impegni, che vengono assunti con il presente Accordo di Programma e per gli effetti che da essi derivano per il cittadino utente, vengono individuati due livelli di responsabilità:

a)   il primo livello, di carattere istituzionale, è identificato per la parte sociale nel Sindaco del Comune di Teramo e per la parte sanitaria nel Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria.

b)   il secondo livello di carattere organizzativo/gestionale è identificato nel Responsabile della struttura organizzativa del Comune di Teramo o della Azienda USL incaricato di concludere il procedimento, ovvero nell’operatore investito della conduzione del caso ovvero dell’intervento, comunicato al cittadino.

ART. 5
Assetto Istituzionale per la Promozione/Gestione del Piano di Zona.

Il soggetto istituzionale che promuove e cura la programmazione e gestione delle politiche socio-assistenziali dell'Ambito Territoriale è il Sindaco dell’Ambito n. 5 “Teramo”.

Al Sindaco compete:

-    il concorso alla verifica del raggiungimento degli obiettivi del piano attraverso le valutazioni dei risultati delle azioni di monitoraggio sullo stato di attuazione del Piano di Zona;

-    l’eventuale rimodulazione delle azioni del piano stesso sulla base delle esigenze che si dovessero verificare e fermi restando gli obiettivi come definiti nell’accordo di programma.

-    la stipula di protocolli d’intesa o altri accordi con terzi non partecipanti all’accordo di programma.

-    la predisposizione di tutti gli altri atti che sono necessari alla realizzazione degli interventi previsti nel piano e non rientrano nella competenza di altri soggetti istituzionali.

-    il contributo, attraverso proprie indicazioni e proposte, alla individuazione di futuri obiettivi da recepire con accordi di programma da stipularsi.

Il Comune di Teramo, in conformità con quanto previsto dal Piano Sociale Regionale, esercita la funzione amministrativa in materia sociale, assicurando la regia dei processi istituzionali di competenza dell’ambito.

ART. 6
Consulenze Esterne

L’Ufficio competente può avvalersi di consulenti esterni per l’esecuzione dei compiti ad esso affidati. Gli incarichi sono attribuiti con appositi atti in aderenza alla normativa vigente.

ART. 7
Collegio di Vigilanza e suo Funzionamento

La vigilanza sul rispetto degli obblighi del presente accordo è demandata ad un Collegio di vigilanza composto dal Sindaco e/o delegato, dal Rappresentante ASL e dal Rappresentante della Provincia di Teramo.

Il Collegio di vigilanza, una volta accertati ritardi o negligenze nella realizzazione degli interventi, provvede a darne comunicazione agli altri soggetti firmatari dell’Accordo al fine di concordare soluzioni o interventi da adottare, ivi inclusa la possibilità di proporre al Sindaco la modifica anche sostanziale del Piano di Zona.

ART. 8
Eventuale Procedimento di Arbitrato Irrituale

Le vertenze che dovessero sorgere fra gli Enti aderenti al presente Accordo di programma, e che non si possano definire in via amministrativa, saranno definite da un Collegio di tre arbitri, di cui uno rappresentato dal Sindaco, un soggetto in rappresentanza dell’ASL Teramo e un soggetto in rappresentanza della Provincia di Teramo. La funzione di Presidente è attribuita al rappresentante dell’EAS. Il Collegio in questione deciderà secondo legge.

ART. 9
Pubblicazione

Il legale rappresentante dell’Ente d’Ambito Sociale trasmette alla Regione Abruzzo, il presente Accordo di Programma entro il termine di nn. 15 giorni dalla sottoscrizione per la prescritta verifica di compatibilità con il Piano sociale Regionale. La Regione, successivamente a tale verifica, provvede alla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale Regionale del presente Accordo.

ART. 10
Durata

La durata del presente accordo è fissata in tre anni. Il primo anno ha carattere sperimentale e di avvio dei criteri operativo-gestionali.

ART. 11
NORMA DI RINVIO

Per quanto non previsto dal presente Accordo si rinvia alla vigente disciplina generale dell’accordo di programma, di cui all’art. 34 TUEL (d.lgs. 267/2000).

Letto, approvato e sottoscritto